Prendere 13 canzoni del gruppo pioniere del punk italiano, e farle rivivere in una veste stravolta, dove le note corrono solo sul pianoforte. E' “Silvio Capeccia Plays Decibel - Piano Solo”, il nuovo album del musicista e compositore, nonché tastierista dei Decibel. "Sono brani che nella maggior parte dei casi hanno parecchi anni di storia alle spalle - dice lui a Tgcom24 -. Il concetto di musica classica ormai si è spostato in avanti".
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Un disco nato quasi per caso, durante il lockdown, quando Capeccia ha iniziato a postare video in cui rileggeva da solo alcuni pezzi della band. Un'idea che ha preso corpo ed è diventata un album coraggioso nel suo essere fuori dalle mode, che se punk non lo è nella forma può esserlo nello spirito. Le canzoni passano da grandi classici come “Vivo da re” e “Contessa” ai successi più recenti, un viaggio in versione intima nella storia dei Decibel. "Tutti in quel periodo abbiamo dovuto fare di necessità virtù - spiega Capeccia -. Inizialmente non pensavo un album quando postavo su Facebook e YouTube i miei video. L’idea è stata di Enrico Ruggeri che, visto che quest’anno non uscirà nulla come Decibel, mi ha detto che poteva essere un’idea proporre qualcosa di controcorrente".
Quindi dopo i due album post reunion, l'avventura dei Decibel prosegue anche se Ruggeri è tornato a pubblicare cose come solista?
Siamo in stand by. Nel 2017 abbiamo fatto uscire "Noblesse oblige", l'anno dopo siamo andati a Sanremo, pubblicato un altro album. In due anni di tour abbiamo fatto quasi 100 concerti, dopo un simile tour de force è fisiologico tirarsi un attimo indietro prima di ripartire. Nel frattempo proseguiamo con altri progetti. Con Fulvio (Muzio, chitarrista del trio - ndr) mi occupo musicoterapia e da solo ho deciso di affrontare questa sfida.
Un sfida che va davvero contro quello che sono le leggi di mercato odierne...
Forse lo abbiamo nel dna come Decibel. Negli anni 80 eravamo folli con il punk ancora sconosciuto. In questi momenti storici, in cui c’è davvero di tutto, è un ritorno ai fondamenti della musica ci pareva una sfida interessante. Parliamo di brani che in molti casi hanno anni alla spalle, ormai il concetto di musica classica si è spostato in avanti. Rifarli in versione elettronica sarebbe stato come rifare i brani dei Decibel senza la voce. Solo pianoforte sposta il piano su un altro livello.
E' stato difficile rielaborare i brani originali?
Quelli più immediati erano i pezzi già nati con il piano. Come "Contessa" o "Vivo da Re". Su pochi altri ho lavorato poco. La maggior parte ha invece richiesto un grande lavoro. Ho preso anche brani dal primo album, "Vivo da re", che si ispiravano ai Devo o agli Sparks. Sarebbe stato un po’ da piano bar seguire pedissequamente il brano.
C'è un pezzo che ti ha dato problemi a trovare la giusta chiave di rilettura?
Il brano più complicato è stato "Tanti auguri". La versione originale è chiaramente ispirata ai Devo, che erano un gruppo molto ritmico e spigoloso. In quel caso con il pianoforte ho dovuto fare un po’ una battaglia, per suonarlo picchiando più del solito lasciando da parte il tocco pianistico. Ho fatto i conti con il "baule nero", come lo chiamo io..
Tu sei principalmente un tastierista, come ti sei trovato a lavorare solo con il piano?
La prendo come una sfida ma anche come un divertimento. Ludovico Einaudi e Giovanni Allevi sono un’altra cosa. Qui parliamo di un tastierista che aveva come riferimento Ray Manzarek dei Doors, Dave Greenfield degli Stranglers o Billy Currie degli Ultravox. Il pianoforte è comunque qualcosa con cui un tastierista deve confrontarsi.
Stai già lavorando a nuovi brani per i Decibel?
Sto scrivendo prossimi brani che ho registrato in casa con delle parti vocali provvisorie.
Hai intenzione di portare le canzoni di "Piano solo" anche in situazioni dal vivo?
Programmare è davvero complicato. Prima o poi ne verremo fuori. Stiamo parlando di quali sono le opportunità. La crisi ci mette in condizione di suonare in location in cui bastano 50 o 60 persone per fare la serata. L’unica spesa è il piano a noleggio. Questo può essere un vantaggio nella prospettiva di suonare in posti anomali come una galleria d’arte o una chiesa sconsacrata.
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