DOPO L'ATTACCO

Parigi, l'aggressore fermato: "Non sopportavo le caricature di Maometto" | Progettava di colpire Charlie Hebdo

Secondo le fonti dell'inchiesta il sospetto, di origini pakistane, ha "riconosciuto" e "rivendicato" l'attacco davanti all'ex sede del giornale satirico

Il pakistano 18enne che venerdì, con una mannaia, ha ferito due persone davanti alla vecchia sede di Charlie Hebdo a Parigi, ha spiegato così i motivi del suo attacco. "L'ho fatto perché non sopportavo le caricature di Maometto", ha affermato riferendosi alle vignette pubblicate di nuovo recentemente dal giornale satirico. L'attentatore ha poi dichiarato agli inquirenti che pensava di agire contro la redazione del periodico.

La sede di Charlie Hebdo si è trasferita in un luogo segreto e ultraprotetto da ormai quattro anni. Lo rivelano fonti vicine all'inchiesta. Il pakistano avrebbe riferito anche di aver perlustrato a più riprese la zona prima di passare all'azione e la presenza di una bottiglia di alcool nella sua borsa sarebbe dovuta al suo iniziale progetto di incendiare l'edificio.

Alì H. in Francia da tre anni - L'uomo in stato di fermo, Alì H., secondo le stesse fonti ha "riconosciuto" e "rivendicato" il suo gesto. Secondo informazioni ottenute dalla tv Bfm l'uomo, per cui è stato prolungato il fermo, ha ammesso "una dimensione politica della sua azione". Charlie Hebdo aveva ripubblicato le vignette alla vigilia dell'avvio del processo, a inizio settembre, per l'attentato del 2015 che fece 12 morti. Nato a Islamabad, in Pakistan, Alì H. sarebbe arrivato in Francia "tre anni fa, come minore non accompagnato", secondo quanto precisa il ministro dell'Interno Gerlad Darmanin. 

Rilasciato il 33enne algerino - Le autorità francesi hanno intanto rilasciato il secondo uomo, un 33enne, fermato subito dopo l'attacco. Secondo France Presse si tratta di un algerino che ha dichiarato agli inquirenti di essere "un testimone" e ei aver "seguito l'aggressore ed essere poi stato minacciato". Un racconto "confermato dalle indagini". L'avvocato del 33enne, Lucie Simon, ha scritto su Twitter che l'algerino "ha cercato di fermare l'aggressore". Finora sono sette le persone fermate dalle autorità, compreso il pakistano. Le altre sei sono state prese in custodia dopo le perquisizioni in due alloggi in cui ha vissuto il 18enne.