A Louisville

Usa, proteste per Breonna Taylor: spari contro agenti in Kentucky | Polizia arresta 100 manifestanti

Tensione durante le manifestazioni contro la decisione di incriminare, e solo per negligenza, uno dei tre agenti coinvolti nella morte della 26enne afroamericana, uccisa in casa sua a marzo

Due poliziotti sono stati feriti a colpi d'arma da fuoco a Louisville, nel Kentucky, durante le proteste seguite alla decisione del Gran Giurì sulla morte di Breonna Taylor, afroamericana uccisa in casa a marzo e divenuta uno dei volti del Black Lives Matter. Per il caso, infatti, dei tre agenti coinvolti uno solo è stato incriminato per negligenza. I due poliziotti feriti non sono gravi, fermato l'aggressore. Almeno 100 arresti tra i manifestanti.

America in piazza per Breonna Da New York a Washington, da Seattle a Columbus in Ohio, migliaia di persone sono scese in strada per manifestare contro la decisione del gran giurì, che non ha incriminato due dei tre agenti coinvolti nel caso. Il terzo è stato incriminato, ma non per la morte della 26enne bensì per condotta negligente, avendo sparato in direzione di un'altra abitazione mettendo così a rischio altre vite.

I due agenti feriti non sono gravi Gli scontri più violenti si sono registrati a Louisville, in Kentucky, proprio la città dove la donna fu uccisa a marzo. Il capo della polizia, Robert Schroeder, ha detto che un sospetto è in custodia, ma non ha fornito dettagli sul fatto che l'uomo stesse partecipando alle manifestazioni. Ha poi aggiunto che entrambi gli agenti colpiti dagli spari dovrebbero riprendersi e ha confermato che uno di loro è stato sottoposto a intervento chirurgico.

La vicenda La giovane infermiera fu uccisa nella notte tra il 12 e il 13 marzo, crivellata con otto colpi di pistola mentre dormiva nella sua abitazione. Gli agenti erano alla ricerca di un'altra persona che nel frattempo era già stata arrestata, ma una segnalazione li indirizzò verso la casa della 26enne dove fecero irruzione usando un ariete. Con lei c'era il suo fidanzato, Kenneth Walker, che al momento del raid, per autodifesa, prese la sua pistola detenuta legalmente.