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Il killer di John Lennon chiede scusa a Yoko Ono: fu un atto spregevole

Mark Chapman si rivolge alla vedova a quarant'anni dall'omicidio dell'ex Beatle e dopo che per l'undicesima volta gli è stata negata la libertà condizionata

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L'assassino di John Lennon, Mark Chapman, ha chiesto scusa alla vedova Yoko Ono a quarant'anni dall'omicidio dell'ex Beatle e dopo che per l'undicesima volta gli è stata negata la libertà condizionata. Lo riporta la Bbc. "L'ho ucciso per avere fama, è stato un atto molto molto egoista, spregevole, e mi dispiace per il dolore che le ho causato", ha detto Chapman parlando dell'artista giapponese. "Non ho ucciso Lennon per il suo carattere o per l'uomo che era: era un padre di famiglia, un'icona", ha aggiunto.

La vicenda - L'8 dicembre del 1980 Chapman sparò quattro volte a Lennon fuori dal suo appartamento a New York. "Non l'ho ucciso per la sua personalità, ma perché era molto molto molto molto famoso", ha spiegato definendo l'omicidio un'azione "spregevole" degna della pena di morte che nello Stato di New York è stata abolita nel 2007.

Yoko Ono si è sempre opposta in tribunale ai tentativi dell'assassino di ottenere la libertà condizionata. Nel 2015 in un'intervista al Daily Beast confessò di essere molto preoccupata all'idea che Chapman potesse circolare liberamente. "Lo ha fatto una volta, potrebbe rifarlo. A me, a Sean (il figlio), a chiunque altro", disse allora l'artista.

Nella sentenza che ha respinto per l'ennesima volta la richiesta di libertà condizionata si legge che questa "è incompatibile con il benessere della società".

 

Il killer - Ex tossicodipendente e per un certo tempo ricoverato in una struttura per malati mentali per il suo comportamento antisociale (modellato su quello del "giovane Holden", per sua stessa ammissione), Chapman aveva sviluppato un'ossessione per i Beatles e in particolare per lo stesso John Lennon, fino al punto di sposare una donna di origine giapponese.

Subito dopo il suo arresto e nel corso degli anni Chapman aveva tuttavia affermato che principale movente del gesto fu la sua religiosità estrema. Chapman citò infatti la famosa intervista del 1966 (off the record ma ugualmente pubblicata) con Maureen Cleave nella quale Lennon affermava che i Beatles erano "più popolari di Gesù Cristo": non poche comunità della Bible Belt americana reagirono bruciando dischi dei Fab Four, tanto da spingere i promoter ad annullare diverse date dell'ultimo tour della loro carriera live.

L'iter giudiziario - Arrestato senza opporre resistenza, Chapman venne condannato per omicidio di secondo grado a una pena compresa fra i 20 anni di carcere e l'ergastolo: per questo dal 2000 a oggi, ogni due anni come previsto dalla legge, è comparso davanti al Board che ha fino ad ora sempre rifiutato di concedergli la libertà vigilata, anche per la decisa opposizione di Yoko Ono.

L'omicidio spinse tutti gli altri ex Beatle a limitare al massimo per alcuni anni le loro apparizioni in pubblico: in particolare, George Harrison si rifugiò nella sua villa-studio di Henley-on-Thames dove nonostante i sistemi di sorveglianza e sicurezza nel 1999 venne aggredito e accoltellato da uno squilibrato, Michael Abrams; accusato di tentato omicidio, Abrams vene dichiarato infermo di mente e ricoverato in una clinica, da dove è stato rilasciato nel 2002.

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