POPULAR

A "Popular" il maestro Carlo Boccadoro

Tgcom24 intervista il direttore dell'ensemble Sentieri Selvaggi che presenta il ciclo di concerti alla "Casa degli artisti" di Milano

di Giancarlo Bastianelli

© Ufficio stampa

Nel quadro di “Elettricità” stagione di musica contemporanea 2020, la "Casa degli Artisti" di Milano ospita “Extreme Minimalism” un ciclo di tre concerti, dedicati a tre grandi compositori contemporanei, la cui fama ha spesso oltrepassato i confini della musica colta. A proporli l’ensemble Sentieri selvaggi guidato dal Maestro Carlo Boccadoro: compositore, musicista, critico musicale, storico conduttore a Radio 3 Rai. Proprio agli “amici americani” Sentieri selvaggi aveva dedicato la sua prima stagione nel 1998, inaugurata al Teatro di Porta Romana, con la premiere mondiale di "Proverb" di Steve Reich e la prima esecuzione italiana di" A madrigal" opera di Philip Glass, e conclusa con "In C" di Terry Riley.

Dopo il primo concerto dedicato a Philip Glass, è ora la volta di Terry Riley con il doppio appuntamento del 22 settembre alle 18.30 ed alle 21.30 Carlo Boccadoro ospite a “Popular”, parla dell’ormai lungo rapporto artistico con loro… "Sono autori che negli anni abbiamo eseguito fin dai tempi del nostro primo concerto che risale a 22 anni fa, abbiamo avuto con due di loro e cioè Glass e Reich una proficua collaborazione che per noi è stata fonte di ulteriore arricchimento. Sono autori “di famiglia” per noi, anche se mai in passato ci era capitato di suonare le loro musiche nel modo in cui le proponiamo in questa trilogia di concerti".

Come si è evoluta la musica di Glass, Riley e Reich?

La loro musica negli anni è diventata mainstream, ma noi nel corso di questi tre concerti la eseguiremo ritornando alle origini dei tre compositori, quando la loro musica era vera avanguardia, non a caso abbiamo intitolato la rassegna “Extreme Minimalism”. Una musica dura, di grande impatto, che al momento del suo affermarsi sconvolse la scena musicale. Per fare questo ci avvarremo delle tastiere che loro utilizzavano negli anni ‘70, quando non avevano grandi mezzi, grazie ad un nostro amico collezionista che ci ha prestato tastiere dell’epoca, faremo riascoltare al pubblico brani nel mondo in cui Glass, Riley e Reich, li concepirono.

Questa sorta di “ritorno alle radici” con la tipologia di tastiere utilizzate ha lo scopo di riportare i brani alla loro dimensione originale?.

Le composizioni che ho scelto sono tutte della fine anni ’60 primi anni ’70, l’ultima volta che si sono sentiti con questi strumenti è stato probabilmente nel ’74, quando Philip Glass venne a suonare in Italia al Festival di Spoleto, successivamente sono stati eseguiti ma in versioni se vogliamo più “addomesticate”. Se si vuole capire perché questi lavori al momento della loro nascita ebbero un impatto così forte, influenzando anche altre musiche, vanno ascoltati come furono pensati allora. Non li proponiamo con un intento “archeologico”, ma per far capire come sono anche oggi: attuali, moderni e radicali

Il concerto del 22 dedicato a Riley ha un approccio particolare..

Di Terry Riley presenteremo oltre a brani storici degli anni ‘70, anche un quartetto d’archi composto negli anni ’80, non abbiamo mai collaborato direttamente con lui, ma Giovanni Mancuso, uno dei musicisti che suonano con noi ha studiato con Riley, perché quello che il compositore scrive sullo spartito è solo una sorta di "schizzo"; bisogna chiedere direttamente a lui per interpretarne al meglio i brani. Il ciclo “Extreme Minimalism” si concluderà il 29 settembre con un concerto dedicato alle musiche di Steve Reich.