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Coronavirus, scatta la maxi inchiesta sulle mascherine: prezzi folli e certificazioni false

Il team di magistrati guidato da Paolo Ielo ha iscritto una decina di persone nel registro degli indagati con l'accusa di frode in commercio

IPA

La procura di Roma ha aperto quattro fascicoli di indagine per far luce sulle forniture di mascherine, indispensabili per proteggere personale sanitario e cittadini durante l'emergenza coronavirus. L'ipotesi è che milioni di dispositivi di protezione siano stati immessi sul mercato senza la certificazione oppure pagati a prezzi folli dallo Stato. Al momento ci sono una decina di indagati per frode in commercio.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il team di magistrati guidato da Paolo Ielo sta cercando di capire se qualcuno ha approfittato della situazione di emergenza sanitaria per vendere mascherine agli enti pubblici con finte fideiussioni a un costo anche cento volte più alto di quello effettivo.

Tra gli obiettivi ci sarebbe anche quello di scoprire se all'interno delle amministrazioni pubbliche, come Regioni, aziende sanitarie e Protezione civile, ci siano funzionari che abbiano in qualche modo favorito aziende in cambio di soldi. In sintesi, portare alla luce episodi di corruzione

Nei mesi passati, sono stati milioni i dispositivi di protezione sequestrati dalla Agenzia delle Dogane per irregolarità, come certificazioni false. Nello specifico si tratta di 4 milioni e 800mila mascherine, 65mila e 800mila dispositivi per la terapia intensiva, oltre 26 milioni di guanti monouso, 216 tute, più di 47 mila occhiali e 86mila confezioni di alcool. 

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