Coronavirus, quattro italiani su dieci temono problemi economici nel 2021
È quanto emerge dal 'Rapporto Coop 2020 - Economia, Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani'. Dal rapporto emerge anche un vero e proprio boom per lo smartworking: + 770% rispetto a un anno fa
La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto enorme non solo a livello macroeconomico ma anche sui consumi e sul clima di fiducia degli italiani. È quanto emerge dal 'Rapporto Coop 2020 - Economia, Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani'. Se la pandemia è costata 12.500 miliardi di dollari di pil mondiale in un anno, con 170 Paesi che subiranno una contrazione del pil procapite nel 2020 (per l'Italia le ultime previsioni si attestano a un -9,5%), il lockdown ha inciso profondamente anche sulle abitudini di consumo degli italiani, i più pessimisti d'Europa (insieme agli spagnoli) sulle loro prospettive future: sono infatti 4 su 10 i connazionali che temono di dover fronteggiare problemi economici nel 2021.
Lo studio - Redatto dall'ufficio studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di Gfk, Gs1-Osservatorio Immagino, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, Npd, Crif eTetra Pak Italia, Ll studio ha analizzato le diverse conseguenze della pandemia sui consumi e lo stile di vita degli italiani.
Quattro italiani su dieci temono problemi economici nel 2021 - Quattro italiani su dieci temono problemi economici nel 2021. Il 60% degli intervistati ha dichiarato che, per fronteggiare i problemi economici, attingerà ai risparmi propri e della famiglia per far fronte alle possibili difficoltà, mentre il 48% si affiderà agli aiuti economici messi a disposizione dal governo.
Fiducia in standby: 84% degli italiani rinuncia a progetti - Fiducia in standby per gli italiani che hanno vissuto come sospesi in una bolla durante il lockdown, arrivando a fermare progetti e iniziative di ogni tipo, dall'idea di avere figli a quella di sposarsi, comprare casa o aprire una nuova attività, tanto che l'84% ha rinunciato ad almeno un progetto. Secondo il rapporto, a pesare potrebbe essere soprattutto la scelta di non avere figli che ha riguardato 280mila persone, cosa che porterebbe nel 2021 a perdere 30mila nascite scendendo così sotto la soglia psicologica dei 400mila nati in un anno e anticipando di quasi un decennio il ritmo della denatalità.
Boom smartworking: +770% in un anno - Dal rapporto emerge anche un vero e proprio boom per lo smartworking che, a causa della pandemia da Covid-19, ha visto una crescita del 770% rispetto a un anno fa. Secondo il report, la crisi avrebbe accelerato alcune tendenze già in atto, a partire dalla digitalizzazione come dimostra anche la crescita a tre cifre dell'egrocery (+132%) e la digitalizzazione a tappe forzate non solo nella sfera privata ma finalmente anche nelle attività professionali.
Coronavirus, persi 12.500 miliardi di dollari di pil mondiale in un anno - La pandemia da Covid-19 rappresenta la più grande recessione dal dopoguerra, che ha portato a bruciare 12.500 miliardi di dollari di Pil mondiale in un anno. A livello mondiale tutto lascia prevedere uno spostamento a Oriente del baricentro economico e geopolitico del mondo (la Cina, la Russia e le altre economie asiatiche rispettivamente per il 71%, 42% e 40% della business community italiana vedranno rafforzato il proprio ruolo a livello mondiale), mentre le economie atlantiche sembrano destinate a perdere la loro centralità (il 44% degli executive italiani si attende un indebolimento del ruolo geopolitico e economico degli Usa e il 78 di quello europeo).
Cambia il cibo: diventa fatto in casa e sicuro - Gli italiani durante la pandemia sono stati 'trasportati' da una macchina del tempo avanti (tra smart working, spesa on line, pil ai livelli degli anni '90, iperconnessioni) e indietro (consumi fuori casa crollati di tre decenni e riscoperta delle materie prime per il cibo fatto in casa). In particolare, il rapporto Coop evidenzia anche il "cambiamento" del cibo, che diventa "homemade, digital, safe e sostenibile". Alla spesa alimentare gli italiani non rinunciano e solo il 31% dichiara di voler acquistare prodotti di largo consumo confezionato più economici (l'anno scorso era il 50%). Si inverte la tendenza rispetto alla fuga dai fornelli registrata negli scorsi anni. Complice il lockdown, gli italiani hanno rimesso le mani in pasta anche nel postcovid, determinando una forte crescita nelle vendite degli ingredienti base (+28.5% nella gdo su base annua) a fronte della contrazione dei piatti pronti (-2,2%).
Dopo il boom del lockdown non accenna a diminuire la corsa alla spesa on line. Lo sviluppo della green economy, infine, è una delle tendenze, con gli italiani al primo posto in Europa (il 27%) per acquisto di prodotti sostenibili ed ecofriendly.
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