La testimonianza via social

Omicidio Willy, il titolare di un pub di Latina: "Quello scricciolo ha avuto il coraggio di affrontare i Bianchi, io no"

Con un lungo post su Facebook, il 50enne Stefano Sorci racconta l'incontro con "i ragazzi alla ribalta delle cronache". E il suo sfogo riceve migliaia di commenti di solidarietà

© Facebook

"E' stata una mezz’ora, sul tardi, e non è successo nulla di particolare. Eppure, tutti i presenti, quella mezz’ora se la ricordano bene. Anzi, ne ricordano bene i primi dieci minuti, quelli sufficienti a fargli passare la voglia di restare". Inizia così il lungo sfogo su Facebook del 50enne Stefano Sorci, titolare di un pub a Giulianello (Latina), in cui racconta il suo incontro "una sera d'inizio estate" con "i ragazzi alla ribalta delle cronache", intendendo il branco dei fratelli Bianchi accusato di aver ucciso a calci e pugni Willy a Colleferro (Roma). L'uomo ripercorre quei momenti e il terrore che lo pervase davanti a tanta "prepotenza" e rivolge un pensiero al 21enne morto: "Provo solo una stima enorme per Willy e per la sua sterminata mole di coraggio racchiusa in uno scricciolo d’uomo. Io invece ho avuto paura e ho chinato il capo". La solidarietà di tanti utenti: "Avere paura è umano".

La testimonianza - "Eravamo seduti tutti fuori, e ci siamo girati improvvisamente a guardare il Suv che sbucava dall’arco a tutta velocità per poi inchiodare a due metri dai tavolini - racconta Sorci su Facebook. - Sono scesi in 5 col classico atteggiamento spavaldo di chi a 25 anni gira col Suv, in gruppo, coi capelli tinti, le catene al collo, i vestiti firmati, i bicipiti tirati a lucido e le sopracciglia appena disegnate".

L'atteggiamento prepotente prosegue all'interno del locale: "Hanno iniziato a fare mille domande - ricorda il gestore del pub, - c’era un’atmosfera pesantissima, era una conversazione di quelle finte che girano intorno a qualcosa. Ho visto con la coda dell’occhio tutti i tavoli fuori svuotarsi, le persone buttare un occhio dentro e andar via, e, mentre cercavo di rispondere alle domande, loro hanno iniziato a fare una gara di rutti sopra la mia voce a cui non ho reagito in nessun modo".

Con le provocazioni che si intensificano: "Ho servito le birre come nulla fosse, e ricordo bene l’espressione di quello che ha messo mano al portafogli e mi ha chiesto “quant’è”, senza il punto di domanda e senza guardarmi. La stessa espressione che rivedo in ogni post di questi giorni. Hanno bevuto, hanno fatto casino, hanno brindato, hanno ruttato, e sono ripartiti sgommando col Suv, come cani che hanno appena pisciato su un territorio nuovo e se ne vanno soddisfatti.". 

"Ho pensato con rabbia alla mia vigliaccheria, al mio non aver proferito parola, al mio averli serviti con educazione mentre mi mancavano palesemente di rispetto in casa mia, e anche al fatto che avevano la metà dei miei anni - è la riflessione di Sorci ripensando all'accaduto. - Ho pensato che avevo soltanto chinato il capo davanti alla prepotenza. Poi ho sperato di non vederli più, perché se fossero tornati non avrei sicuramente reagito neanche la seconda volta, e ho pensato che avevo avuto paura".
 

E non poteva mancare il suo rimando a Willy, che si è trovato sulla stessa strada del branco. "Oggi, ripensandoci alla luce dei fatti recenti, forse non me ne vergogno più, provo solo una stima enorme per Willy e per la sua sterminata mole di coraggio racchiusa in uno scricciolo d’uomo".

I messaggi di solidarietà - Oltre un migliaio i commenti sotto il post di Sorci. In tanti gli hanno manifestato solidarietà per quanto passato e per averlo raccontato. "Leggerò questo post ai miei alunni", scrive una docente. "Non bisogna vergognarsi di avere paura, è un sentimento umano comprensibile e giustificabile. Altra cosa è l'indifferenza", scrive un altro utente.

"Condivido la tua paura, - aggiunge un tassista. - La stessa che mi assale quando lo stesso modello di ragazzi me lo ritrovo nel taxi. Urla, rutti, brividi nella schiena".  "Tutti pensano dove sono le forze dell'ordine? Però se ne girassero di più, entrassero nei bar, si facessero vedere, forse sarebbe un bel deterrente per certa spazzatura che c'è in giro. Ma poi qualcuno si lamenterebbe: mica siamo in uno stato di polizia?", conclude Angela. E la discussione continua sui valori, sul ruolo delle istituzioni e della famiglia.