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Export in netta ripresa già nel 2021

È quanto prevede Sace nel suo rapporto annuale. Il 2020, però, registrerà il ritmo di crescita più basso dal 2009

Istockphoto

Il contesto, ovviamente, è quello di «inedita avversità», «in cui alle incertezze ereditate dal 2019 – Pil e commercio internazionale in rallentamento, escalation protezionistica e instabilità geopolitica – si sono aggiunte nel 2020 le conseguenze della pandemia Covid-19, le esportazioni italiane sono attese in forte contrazione per quest’anno con un -11,3%. Si tratta del ritmo di crescita dell’export più basso dal 2009, anno in cui le nostre vendite oltreconfine avevano registrato un -20,9% e che riporterà le esportazioni italiane intorno ai 422 miliardi di euro, un livello di poco superiore a quello registrato nel 2016». La pandemia, dunque, osserva Sace nel rapporto annuale presentato oggi, giovedì 10 settembre, è un colpo duro per il Made in Italy. Ma una ripresa relativamente rapida è già attesa per il 2021. 

Il prossimo anno per le esportazioni italiane l’aumento sarà del 9,3%, caratterizzato, spiega Sace, anche da una componente di “rimbalzo statistico”, con una crescita media nei due anni successivi del 5,1%: «Un ritmo non trascurabile se si confronta con il 3% medio annuo registrato tra il 2012 e il 2019 e che permetterà alle nostre vendite di beni all’estero di raggiungere quota 510 miliardi di euro alla fine dell’orizzonte di previsione. Secondo queste previsioni, nel 2021 le esportazioni italiane di beni arriveranno al 97% circa del valore segnato nel 2019, un recupero pressoché totale dopo la caduta nel 2020».

Quali sarebbero gli effetti per il commercio in caso di peggioramento della situazione legata alla pandemia? Sace ha provato a immaginare due scenari: il primo prevede un ritorno al lockdown su scala globale già nei primi mesi del 2021, il secondo un allentamento delle misure restrittive ancora in vigore più graduale. «In entrambi gli scenari – viene spiegato nel rapporto –, la necessità di riattivare o mantenere le restrizioni al movimento delle persone e ai processi produttivi sia nazionali che internazionali accentuerebbe il crollo dell’export italiano, che nel 2020 segnerebbe -12% e -21,2% nei due scenari, rispettivamente. Il 2021 non sarebbe più un anno di “rimbalzo”, ma vedrebbe una crescita ancora negativa nel primo e soltanto lievemente positiva nel secondo scenario alternativo, lasciando il pieno recupero dei valori esportati nel 2019, in entrambi gli scenari, concretizzarsi non prima del 2023».

Diffusi oggi anche i dati, relativi al secondo trimestre 2020, sull’export delle regioni italiane dell’Istat. Nel periodo considerato, nonostante la ripresa di maggio e giugno, si stima una netta contrazione congiunturale delle esportazioni per tutte le ripartizioni territoriali a causa del forte calo di aprile: -28,2% per il Sud e Isole, -26,6% per il Nord-ovest, -23,2% per il Nord-est e -23,1% per il Centro. A gennaio-giugno 2020, la diminuzione su base annua dell’export risulta marcata e diffusa a livello territoriale: rispetto alla media nazionale, è più ampia per le Isole (-20,4%) e il Nord-ovest (-16,1%), di pari entità per il Centro (-15,3%), più contenuta per il Nord-est (-14,3%) e il Sud (-13,4%).

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