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A "Venezia 77" Alessia Bonari, l'infermiera simbolo della lotta contro il coronavirus: aveva mostrato i lividi della mascherina

Nella città lagunare, la 23enne, che lavora in un ospedale a Milano, ha ricevuto il premio di "personaggio dell'anno"

"Venezia 77", l'infermiera simbolo della lotta contro il coronavirus sul red carpet  

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Il 9 marzo, a lockdown appena iniziato, aveva mostrato i lividi che la mascherina le aveva provocato dopo un turno di lavoro interminabile in un reparto Covid. Ora Alessia Bonari, infermiera in un ospedale di Milano diventata il simbolo della lotta contro il coronavirus, sfila sul red carpet. E', infatti, tra gli ospiti della Mostra del Cinema di Venezia. Nella città lagunare, la 23enne ha ricevuto il premio di "personaggio dell'anno", organizzato da Tiziana Rocca.

"Grazie Venezia per tutto l'affetto ricevuto, ma soprattutto grazie alla mia Italia", ha scritto la giovane su Instagram, dove ha mostrato le foto sul red carpet di Padrenostro.

"Non vanificate il nostro sforzo, state a casa", l'appello social di Alessia, l'infermiera che mostra i lividi della mascherina

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"Fate la vostra parte, ve lo chiedo per favore". Alessia Bonari è una infermiera, lavora a Milano. Il suo post con l'appello a restare a casa per contenere il contagio da coronavirus è uno dei più condivisi nelle ultime ore. "In questo momento mi trovo ad affrontare questa emergenza sanitaria. Ho paura anche io, ma non di andare a fare la spesa, ho paura di andare a lavoro. Ho paura perché la mascherina potrebbe non aderire bene al viso, o potrei essermi toccata accidentalmente con i guanti sporchi, o magari le lenti non mi coprono nel tutto gli occhi e qualcosa potrebbe essere passato", scrive. E spiega: "Sono stanca fisicamente perché i dispositivi di protezione fanno male, il camice fa sudare e una volta vestita non posso più andare in bagno o bere per sei ore. Sono stanca psicologicamente, e come me lo sono tutti i miei colleghi che da settimane si trovano nella mia stessa condizione, ma questo non ci impedirà di svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto. Continuerò a curare e prendermi cura dei miei pazienti, perché sono fiera e innamorata del mio lavoro". Quindi l'appello: "Quello che chiedo a chiunque stia leggendo questo post è di non vanificare lo sforzo che stiamo facendo, di essere altruisti, di stare in casa e così proteggere chi è più fragile. Noi giovani non siamo immuni al coronavirus, anche noi ci possiamo ammalare, o peggio ancora possiamo far ammalare. Non mi posso permettere il lusso di tornarmene a casa mia in quarantena, devo andare a lavoro e fare la mia parte. Voi fate la vostra, ve lo chiedo per favore".

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