Per la vicenda del "citrobacter" dell'Ospedale Donna e Bambino di Borgo Trento, nel Veronese, la Direzione dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona ha sospeso in via cautelare tre medici. Lo si legge in una nota dell'Azienda ospedaliera diffusa sull'infezione del cosiddetto batterio killer che ha causato, tra il 2018 e l'inizio di quest'anno, la morte di quattro bambini ricoverati nel reparto di terapia intensiva.
La decisione è arrivata poco dopo la consegna alla Regione Veneto della relazione del commissario dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Francesco Cobello, con le controdeduzioni richieste dal Direttore generale dell'Area Sanità Domenico Mantoan, riguardo alle infezioni da Citrobacter che hanno causato quattro decessi di neonati e nove lesioni cerebrali permanenti, confermate dalla relazione della Commissione di esperti nominata dal governatore Luca Zaia.
Sui punti critici evidenziati dalla Commissione regionale, Cobello sottolinea che "queste osservazioni contribuiscono al processo di revisione delle criticità già in atto presso l'Azienda". Riguardo all'andamento epidemiologico dei casi di Citrobacter koseri il commissario dell'Azienda ospedaliera precisa che "una prima considerazione riguarda il confronto per le infezioni invasive tra gli anni 2019, 2019 e 2020. Nel 2018 un solo caso isolato, nel 2019 tre casi di cui due incerti per modalità di trasmissione e per provenienza, nel 2020 cinque casi di cui uno probabile e poi chiusura del punto nascita".
Nei biberon usata acqua in bottiglia e non del rubinetto - "Si sottolinea - prosegue la relazione - che in Azienda viene utilizzato quasi esclusivamente latte già fornito dalle Aziende produttive in forma liquida, per il quale non viene richiesta alcuna manipolazione da parte degli operatori, e solo occasionalmente si utilizza latte in polvere per particolari esigenza del neonato". "In questo caso - prosegue - non viene utilizzata acqua potabile presa dal rubinetto, ma acqua minerale di bottiglia". Cobello conclude la sua relazione ricordando che "la colonizzazione non significa malattia e non è nemmeno predittiva di futura malattia, ma soltanto indicativa di circolazione del batterio".