LE ICONE DEI VIDEOGIOCHI

La storia di Arthas Menethil, l’eroe tragico dell’universo di Warcraft

Un cavaliere diventato il fantasma di sé stesso, che aggiunse il grigio in uno scontro tra bianco e nero nell'affascinante universo fantasy creato da Blizzard Entertainment

© IGN

Cosa può fare a un uomo la paura? Stando agli sviluppatori Blizzard dietro al franchise pluridecennale di Warcraft, la risposta potrebbe essere: può consumarlo fino a renderlo la personificazione di quella stessa paura. Nella seconda metà degli anni novanta, una volta lasciati alle spalle i lavori sul secondo capitolo della saga, il team di sviluppo cominciò a concentrarsi sul nuovo passo nella lotta per la supremazia tra l’Alleanza e l’Orda; le cose erano destinate a complicarsi un bel po’... in parte, proprio grazie all’arrivo del principe di Lordaeron, Arthas Menethil.

Menzionato per la prima volta nel libro Warcraft: Of Blood and Honor, questo giovane membro dell’ordine dei cavalieri della Mano d’Argento – in cui venne ammesso appena diciannovenne – era descritto come un paladino al servizio di un popolo che credeva di dover e poter proteggere, da qualsiasi cosa.

La sua figura aveva uno scopo ben preciso, nella testa degli sviluppatori: creare un ponte tra la campagna degli umani e quella dei non-morti, in Warfcraft III: Reign of Chaos. Mano a mano che venivano aggiunti tasselli alla sua storia (anche e soprattutto nell’espansione The Frozen Throne), il suo ruolo è diventato sempre più rilevante, fino a diventare una delle più importanti leggende dell’universo di Warcraft.

Il tono fortemente tragico della storia di Arthas ha di certo contribuito a stampare la sua figura nella memoria dei giocatori. Apparentemente incasellato nella sagoma monodimensionale un paladino dall’armatura scintillante e dai lunghi capelli biondi, Arthas è vittima più di ogni altro personaggio del gioco del terrore scatenato dalla piaga dei non-morti.

La sua determinazione a spazzarla via a ogni costo tradisce l’insicurezza di un combattente di fronte a una minaccia al di fuori delle proprie possibilità: è questa volontà che non sente ragioni a portarlo prima al massacro della popolazione di Stratholme (uno dei punti fondamentali della campagna), quindi a impugnare la spada maledetta, Mortegelida – proprio per avere le forze necessarie a sconfiggere quel morbo di cui sarebbe diventato il simbolo.

Il suo ciclo di evoluzione si compie dopo il cruento duello con Illidan quando, uscito vincitore ma a un passo dalla morte, indossa finalmente l’elmo del fu sciamano orco Ner’Zhul (che era stato tramutato nel Re dei Lich da un demone, a suo tempo). Trascinato in bilico tra la vita e la morte, lo spirito di Arthas si fonde con quello del precedente possessore dell’oggetto, rendendo il fu paladino di Lordaeron il nuovo, terribile Re dei Lich. Solo grazie all’azione congiunta di alcuni dei più grandi eroi dell’Alleanza si spezzò, tempo dopo, il legame che teneva imprigionato il principe, alla mercé degli artefatti maledetti: questa azione costo ad Arthas la vita, ma gli restituì finalmente la pace.

Oltre al libro già menzionato e ad altre opere letterarie del ciclo di Warcraft, Arthas è apparso anche in un libro per bambini (Snow Fight, di Chris Metzen) ed è stato uno degli eroi al debutto del MOBA di Blizzard, Heroes of the Storm – oltre a essere uno degli avatar sbloccabili per la classe Paladino in Hearthstone. Per quanto riguarda altri titoli del mondo videoludico, il principe caduto (con tanto di Mortegelida) compaiono in Guitar Hero: Warriors of Rock e, in maniera caricaturale (sotto il nome di Lord Arrgthas), in AdventureQuest, un gioco di ruolo online sviluppato con Flash.