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"Star Wars", John Boyega contro la Disney: “Messo da parte per il mio colore della pelle”

L'interprete di Finn è rimasto deluso dal destino riservato al suo personaggio

Ansa

L'esperienza nell'universo di "Star Wars" non è stato affatto positiva per John Boyega. Intervistato dall'edizione britannica di "Gq" l'attore ha infatti accusato senza giri di parole Disney per il trattamento ricevuto: "Quello che vorrei dire alla Disney è che non si tira fuori un personaggio di colore, lo si vende come uno di quelli più importanti del franchise e poi lo si mette da parte. Non va bene, lo dico francamente". 

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Nella trilogia sequel di "Star Wars" Boyega ha interpretato l'ex Stormtrooper Finn, ma l'attore è rimasto deluso per il destino riservato al suo personaggio. A differenza dei colleghi, che hanno visto crescere negli anni i loro personaggi, a detta dell'attore infatti il suo Finn non si sarebbe affatto evoluto per ragioni razziali.

"Sapevano cosa fare con Daisy Ridley, con Adam Driver e con tutti gli altri. Ma quando si trattava di Kelly Marie Tran (di origine asiatica) e John Boyega non gliene fregava nulla. Loro vorrebbero che dicessi 'Mi è piaciuto far parte di questo grande progetto'. Hanno dato tutte le sfaccettature ad Adam Driver e Daisy Ridley, siamo sinceri. Adam lo sa, Daisy lo sa. Lo sanno tutti".

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"La mia esperienza è stata basata solo sulla razza" - Boyega ha poi puntato il dito contro i "fan tossici" della saga che lo hanno inondato di critiche per il colore della sua pelle. "Sono l'unico membro del cast che ha avuto la sua esperienza nel franchise basata sulla propria razza. Col tempo ho capito che mi era stata data un'opportunità, ma che l'industria non era pronta per me. Nessun altro nel cast si è sentito dire che la gente avrebbe boicottato il film perché c'erano loro dentro. Nessun altro ha ricevuto il clamore e le minacce di morte, oppure messaggi privati sui social con scritto 'Sei nero, non dovresti essere uno Stormtrooper'. Nessun altro ha vissuto quell'esperienza. Questa è la mia frustrazione".

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