A pochi giorni dalla riapertura delle scuole il governo e il Comitato tecnico scientifico stanno lavorando per stabilire le regole necessarie al fine di contenere la diffusione del contagio da coronavirus. Nelle ultime ore proprio il Cts ha chiarito un punto fondamentale sulle mascherine. Gli studenti dovranno indossare quelle chirurgiche, certificate come dispositivi medici, e non quelle di stoffe, meno sicure.
Inoltre, il commissario straordinario per l'emergenza ha spiegato che non saranno i genitori a dover comprare i dispositivi di protezione ma ogni giorno verranno inviate agli istituti ben 11 milioni di mascherine. Saranno poi le scuole a dover organizzare la distribuzione in modo tale da non creare assembramenti. Le mascherine di stoffa saranno ammesse solo se dovessero poi sorgere problemi nella fornitura delle chirurgiche. Il Comitato ha inoltre ribadito che, seduti al banco e ad almeno un metro di distanza, i ragazzi potranno abbassare la mascherina.
E se gli alunni non vorranno indossarla? All'interno dei consigli di classe si discute animatamente sui provvedimenti da adottare e le opinioni non sono sempre allineate. Come riporta Repubblica, c'è ad esempio la preside dell'istituto tecnologico "Volta" di Perugia che, in caso di mancato rispetto delle regole anti-Covid, ha previsto un voto più basso in condotta e sanzioni disciplinari fino alla sospensione.
Sulla stessa linea anche altri dirigenti di altri parti d'Italia, tra cui Nicoletta Puggioni del polo tecnico "Devilla" di Sassari che sottolinea: "Non indossare la mascherina è un atto intollerabile che può danneggiare gli altri, i ragazzi devono capire l’importanza di questa cosa. E dunque prevediamo l’allontanamento dalla scuola per chi non le indossa".
In disaccordo, invece, Domenico Squillace, alla guida del liceo scientifico "Volta" di Milano, che ha deciso di adottare una linea più morbida: "Se imbocchiamo la strada delle punizioni non andremo da nessuna parte. Serve un’opera di convinzione e di condivisione, siamo una comunità.