"Hallelujah" di Leonard Cohen è stata trasmessa la scorsa settimana dopo il discorso di Donald Trump, alla fine della convention del Partito Repubblicano. Gli eredi dell'artista canadese scomparso nel 2016 stanno ora considerando un'azione legale perché avevano precedentemente negato il permesso alla campagna dell'attuale Presidente degli Stati Uniti. "Stiamo valutando le nostre opzioni legali", hanno detto in un comunicato ufficiale.
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"Siamo sorpresi e sconcertati dal fatto che la Convention Nazionale Repubblicana abbia trasmesso il brano nonostante avessimo specificamente rifiutato la loro richiesta, così come dal tentativo sfacciato di sfruttare e politicizzare Hallelujah, una delle canzoni più importanti del catalogo di Cohen", ha detto Michelle L. Rice, rappresentante legale della Cohen Estate. E ha aggiunto: "Se avessero chiesto un'altra canzone come 'You Want It Darker', con la quale Leonard ha vinto un Grammy postumo nel 2017, avremmo potuto considerarne l’approvazione".
Il brano utilizzato durante i fuochi d’artificio che hanno chiuso la convention è la versione di Tori Kelly registrata per la soundtrack di "Sing". Lo stesso Kelly ha scritto su Twitter: "Vedo che scrivete della mia versione di Hallelujah, ma né io né il mio team abbiamo ricevuto una richiesta".
L’uso non autorizzato di "Hallelujah" è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di polemiche tra Trump e agli artisti le cui canzoni sono state usate in campagna elettorale. Nel Young, Rolling Stones, Tom Petty, Village People, Prince, Aerosmith sono solo alcuni di quelli che si sono lamentati e hanno minacciato azioni legali.
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