Il settimanale satirico francese Charlie Hebdo ha ripubblicato le caricature di Maometto che ne avevano fatto un bersaglio del terrorismo islamico. Lo ha annunciato il giornale alla vigilia dell'apertura del processo per l'attentato che nel gennaio 2015 fece 12 vittime nella sua redazione. "Non chineremo mai la testa, non rinunceremo mai", ha spiegato il direttore di Charlie, Riss, nel numero in edicola.
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Per lo staff di Charlie Hebdo la ripubblicazione dei disegni era "indispensabile". "Dopo gennaio del 2015 ci hanno spesso chiesto di realizzare altre caricature di Maometto. Ci siamo sempre rifiutati e non perché questo sia vietato, la legge ci autorizza, ma perché serviva una buona ragione per farlo, una ragione con un senso e che portasse qualcosa al dibattito", scrive la redazione nel nuovo numero.
Al via il processo Sono 14 gli imputati che compariranno in aula da mercoledì, tutti accusati a livelli diversi di sostegno logistico ai due killer, i fratelli Said e Cherif Kouachi, e ad Amédy Coulibaly, i tre autori degli attacchi che per giorni terrorizzarono la Francia. Tutto il processo sarà filmato per il suo "interesse nella costituzione di archivi storici", ha fatto sapere la giustizia. Inizialmente previsto prima dell'estate, il processo è stato rinviato a causa della crisi sanitaria e si svolgerà sotto stretta sorveglianza al tribunale di Parigi.
Nell'assalto alla redazione furono uccise 12 persone Il 7 gennaio 2015, i fratelli Kouachi, jihadisti, assaltarono a mano armata la redazione del settimanale satirico, in piena Parigi, mentre si svolgeva la riunione di redazione, uccidendo 12 persone. A perdere la vita, fra gli altri, i disegnatori storici della rivista, Cabu e Wolinski. I due terroristi riuscirono a fuggire. Il giorno dopo, un delinquente radicalizzato in carcere, Coulibaly, uccise una poliziotta a Montrouge, banlieue sud di Parigi, poi il 9 gennaio tolse la vita a 4 ebrei durante una presa di ostaggi in un supermercato di prodotti kosher. Morì nell'assalto sferrato dalle teste di cuoio antiterrorismo, mentre i Kouachi furono uccisi poco prima, dopo essersi asserragliati in una tipografia vicino alla capitale.
Per due mesi e mezzo, la durata prevista del processo, la Corte d'assise ascolterà 144 testimoni e 14 periti per determinare il ruolo degli imputati e quanti fossero al corrente degli attacchi del gennaio 2015.
La condanna del Pakistan Il Pakistan condanna con "la massima fermezza" la decisione del settimanale francese Charlie Hebdo. "Un simile atto deliberato che mira a urtare i sentimenti di miliardi di musulmani non può essere giustificato come un esercizio della libertà di stampa o di opinione", ma "minacciano le aspirazione mondiali alla coesistenza pacifica" tra le confessioni, si legge in un tweet del ministero degli Esteri di Islamabad. Migliaia di pachistani erano scesi in piazza all'indomani della pubblicazione delle vignette nel 2015.
Macron ribatte: "In Francia c'è libertà di blasfemia" "In Francia c'è libertà di blasfemia". Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron replicando al Pakistan. "Domani avremo tutti un pensiero" per le vittime "vigliaccamente uccise", ha aggiunto incontrando la stampa a Beirut.