Il Teatro Romano di Spoleto, storicamente una delle location più suggestive del Festival dei Due Mondi ha ospitato “Pianoforte” concerto di piano solo di Beatrice Rana. La giovane ma già affermata pianista a livello internazionale ha saputo imporsi sui palcoscenici di tutto il mondo grazie a una tecnica impeccabile e ad un talento che non è fine a se stesso, ma sempre “allenato”, incline al miglioramento e teso ad ampliare gli orizzonti.
Beatrice Rana ha eseguito composizioni di Chopin, Albeniz e Ravel, che come spiega la stessa pianista, graditissima ospite a “Popular”, hanno tra loro un importante trait d’union. "Hanno tutti e tre avuto a che fare con la città di Parigi, nel periodo a cavallo tra l’800 ed il ‘900 e sono stati influenzati dalla magia di questa città straordinaria. L’unico francese dei tre era Ravel, ma anche Chopin essendo polacco e Albeniz spagnolo, hanno portato la loro personalità nella capitale francese, ed hanno risentito a loro volta delle influenze della musica d’oltralpe. Tutti e tre mi hanno accompagnata fin dagli inizi della carriera e più volte ho avuto l’opportunità di eseguire loro composizioni", racconta Beatrice Rana.
Cosa ha rappresentato per lei suonare al Festival dei Due Mondi?
Per me è stata la prima volta al Festival di Spoleto, che anche dopo molti anni continua ad essere un punto di riferimento per la cultura italiana ed internazionale. Dopo i mesi del lock-down nessuno si attendeva un’estate così, è stata una grande emozione per me poter salire sul palco e presentarmi davanti ad un pubblico che mi ha accolto con calore e competenza.
Cosa significa per lei essere interprete?
E’ una continua ricerca del suono e dell’interpretazione, il nostro è un ruolo molto sfaccettato: da una parte chi esegue cerca di avere una grande trasparenza nei confronti del compositore, ma allo stesso tempo deve anche avere la capacità di interpretare e "filtrare" ciò che il compositore ha creato, attraverso la propria sensibilità. Per questo il confronto con il pubblico è per me importante, grazie ad un contatto diretto, chi assiste ai miei concerti mi stimola e mi spinge a dare sempre di più. La gente è fondamentale per la riuscita di una esecuzione e di una performance dal vivo. Il disco è anch’esso importante ma, a differenza del concerto, “ferma”, attraverso un supporto, un determinato momento.