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Coronavirus, lo sfogo della soccorritrice di Milano: "La notte non dormo, ho paura di dover tornare a stare da sola"

La ragazza ha condiviso su Facebook una foto "alla dodicesima ora di lavoro, vestita esattamente come quattro mesi fa", raccogliendo commenti di solidarietà e centinaia di condivisioni

"La notte non dormo, ho paura di dover tornare a stare lontano dalla mia famiglia perché faccio un lavoro considerato a rischio". Parole che suonano come un grido di aiuto, un appello a non abbassare la guardia e voltare le spalle a una minaccia, quella del coronavirus, non ancora accantonata. Lo sfogo arriva dal profilo Facebook di Giorgia Fantinuoli, soccorritrice dell'associazione Mediolanum di Milano. La ragazza ha affidato ai social una fotografia di lei "alla dodicesima ora di lavoro, vestita come quattro mesi fa, quando tutti vi lamentavate dell'economia che andava a rotoli e stremavate i vostri cani per dieci minuti di passeggiata". 

Un post carico di rabbia quelle della giovane, che si dice spaventata "dall'ignoranza più di quanto non lo sia dal virus". Uno sfogo che ha lo scopo di rialzare l'attenzione nei confronti delle misure di prevenzione e di evitare - come si legge in un altro post - il 'buonismo unilaterale': "Lo abbiamo capito che i giovani vanno in discoteca, non hanno la mascherina e non mantengono le distanze. Ma gli adulti che sparlano dei ragazzi in spiaggia e per farlo abbassano la mascherina? Loro proni non ci finiscono?"

"Ho paura di voi", conclude la ragazza, "che ci avete chiamato eroi ma adesso vi siete già dimenticati dei segni sulla nostra faccia lasciati da quelle stesse mascherine che voi portate come braccialetto". Il suo post in poco più di 24 ore ha raggiunto più di un migliaio di like e centinaia di condivisioni.

Oltre la mascherina: sulle tute anti-Covid compaiono i ritratti dei sanitari della Rianimazione di Piacenza

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Vedere in faccia chi ti cura e fa l'impossibile per salvarti la vita "può migliorare la condizione del paziente". Con questo obiettivo è nato il progetto PPE Portrait Project, ideato da Mary Beth Heffernan L.A. (Usa) che Concorto Film Festival ha portato in Italia insieme all'Azienda Usl di Piacenza. Così in una delle città più colpite dal coronavirus e in una delle Rianimazioni dove ci si è battuti in prima linea nel corso della pandemia, i sanitari che indossano le tute anti-Covid non mostreranno ai ricoverati solo gli occhi. Ma tutto il loro volto, e soprattutto i loro sorrisi, stampati su adesivi poi attaccati ai camici. Questo perché "dalla prospettiva del paziente, non vedere il viso di nessuno per giorni e giorni, non riconoscere nemmeno lo staff che lo cura, tutto questo può determinare un'esperienza di grande isolamento e solitudine". Perciò "nelle scorse settimane, in Malattie infettive, è stato allora allestito un vero e proprio set, dove il fotografo Daniele Signaroldi, con l'aiuto di Chiara Granata e Francesca Ferrari, ha ritratto 41 operatori sanitari tra medici, infermieri e oss che operano nel reparto", si legge nel post su Facebook che riporta la notizia. "Le foto sono state graficamente impaginate da Giulia Ripa e stampate su una carta adesiva molto resistente per essere collocate all'esterno dei dispositivi di protezione individuale. Quasi mille scatti adesivi sono stati consegnati al personale sanitario che li sta attualmente utilizzando sulle proprie tute", conclude la nota

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