Gli italiani non vogliono andare più in pensione? A dare una risposta è il report del Il Sole 24 Ore. Nel mese di giugno i pensionamenti "tradizionali" (42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi perle donne) sono stati il 17% in meno rispetto allo scorso anno, mentre il numero delle domande presentate per usufruire di quota 100 (62 anni di età e 38 di contribuiti) non arriva a un terzo di quelle accolte (quindi presentate e poi accettate) nel 2019. Le 47.81o richieste di giugno sono destinate a scendere ancora, rischiando di toccare il minimo storico nel mese di settembre.
La perdita di appeal riguarda anche le altre forme di ammortizzatori sociali. Il piano "Opzione donna", che permette il ritiro dal lavoro con 35 anni di contributi, nel primo semestre nel 2020 è stato scelto da 8.842 lavoratrici. Meno della metà se confrontati con i numeri dello stesso periodo dell'anno precedente. Tra le ragioni del disinteresse verso questi ammortizzatori sociali c'è la penalizzazione sull'assegno finale, che in alcuni casi arriva a sfiorare il 15% della pensione.
Quest'anno l'Inps stima un calo dei pensionamenti anticipati complessivi pari a 21 mila unità, ma c'è chi invece ha immaginato uno scenario opposto. Secondo Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche e del Comitato Tecnico Scientifico di Itinerari Previdenziali, la crisi del lavoro causata dall'emergenza Covid potrebbe far lievitare le domande di cessazione dell'attività lavorativa.
Un dato quello rilevato da Il Sole che permetterebbe alle casse dell'Inps di respirare. Secondo gli analisti di Cgil, il risparmio sulla spesa pensionistica potrebbe sfiorare i 3 miliardi di euro nel 2020. Cifra che il sindacato vorrebbe investire per disegnare nuove soluzioni di flessibilità sostenibile a partire da gennaio 2022, quando quota 100 verrà, salvo imprevisti, 'mandata in pensione'.