Coronavirus, è scontro sull'obbligatorietà del vaccino | Speranza: "Prime dosi ai medici"
Il comitato tecnico scientifico sostiene che non servano imposizioni. Il ministro della Salute: "Questione prematura, le dosi non arriveranno tutte insieme". L'immunologa Viola: "Serve almeno una campagna di sensibilizzazione"
E' scontro nella maggioranza sull'obbligatorietà del vaccino per contrastare la diffusione del coronavirus. Il comitato tecnico scientifico frena e sostiene che non servano imposizioni. "Questione prematura", dice il ministro della Salute Roberto Speranza, secondo cui le dosi "non arriveranno tutte assieme" e per questo "quando le avremo saranno poche e andranno in primis a operatori sanitari e anziani fragili".
Dibattito scatenato da Renzi - Il dibattito sull'obbligatorietà dei vaccini è stato innescato da Matteo Renzi dopo che il premier Conte aveva espresso la sua contrarietà. "Se il vaccino arriva deve essere obbligatorio e non facoltativo", aveva ribattuto il leader di Italia Viva, trovando il sostegno del ministro della Famiglia Elena Bonetti e scatenando poi una discussione che ora divide la maggioranza.
Comitato tecnico scientifico: "Non serve l'obbligo" - Il comitato tecnico scientifico, secondo il quotidiano La Stampa, non ha ufficialmente posto l'obbligatorietà del vaccino al centro della discussione ma è sulla linea di pensiero del premier Conte. Rendere obbligatorio il vaccino non serve. Considerando il ragionamento portato avanti da Renzi, secondo cui l'obbligatorietà servirebbe per contrastare No-vax e negazionisti, secondo il Cts i primi rappresentano circa l'1% della popolazione e i secondi il 15%. Se dunque il restante 80% della popolazione si vaccinasse l'obiettivo di bloccare la circolazione del virus verrebbe raggiunto senza imporre niente a nessuno.
L'aspetto economico e i risarcimenti - Esiste poi un aspetto "collaterale". Normalmente i vaccini vengono sperimentati per almeno 5 anni ma quello per contrastare il coronavirus comporta anche una lotta contro il tempo. Motivo per cui, con sperimentazioni che durano mesi e non anni, spunta il rischio di effetti collaterali: imporre l'obbligo può voler dire anche rischiare poi di ricevere richieste di risarcimento.
Ricciardi: "Obbligo solo per bambini e certi lavoratori" - Sulla linea del premier Conte, che si è espresso in favore di una profilassi volontaria, c'è anche Walter Ricciardi, scienziato membro dell'Oms e consigliere del ministro della Salute Walter Ricciardi. "Credo che il vaccino debba essere obbligatorio solo per i bambini, che vanno protetti perché dipendono da altri, ma non per gli adulti. Ad eccezione del personale sanitario o di pubblica utilità, come i poliziotti, i vigili del fuoco, chi lavora nelle mense. Di tutti quelli che, insomma, fanno mestieri per i quali, senza vaccino, metterebbero a rischio la salute degli altri".
L'immunologa: "Deve vaccinarsi il 70% degli italiani" - Antonella Viola, professore ordinario di Immunologia all' Università di Padova, ha parlato, sempre a La Stampa, di percentuali e responsabilità. "Bisogna essere sicuri che gli italiani rispondano almeno al 70%. Se succedesse come con la app Immuni, che è stata scaricata solo da 4 milioni di persone, sarebbe un grosso guaio", ha detto. Per questo "il governo deve assumersi le proprie responsabilità".
"Serve una campagna di sensibilizzazione" - Poi ha aggiunto: "Se si vaccinasse solo il 30% degli italiani non servirebbe a niente e cosa faremmo? Continueremmo in presenza di un vaccino a vivere con distanze, mascherine e treni mezzi vuoti?". Secondo Antonella Viola, inoltre "se non si vuole arrivare al vaccino obbligatorio serve una campagna di sensibilizzazione per spiegare a tutti che è utile e sicuro. Il problema è: i giovani che ora vanno in Grecia e in Croazia si vaccineranno?", si chiede.