Cinque persone sono state uccise a Il Cairo in uno scontro a fuoco con la polizia. Secondo una fonte della sicurezza, citata da media locali, si tratterebbe di sequestratori legati all'omicidio di Giulio Regeni I 5 provenivano dal governatorato di Sharqiyya e da Shubra El-Khema, a nord della capitale egiziana. Secondo il ministero dell'Interno, in casa di una parente di un killer sono stati trovati il passaporto e altri documenti dell'italiano.
I componenti della banda, camuffati da poliziotti, sequestravano stranieri per derubarli. "Al momento dell'arresto c'è stato uno scontro a fuoco e tutti i componenti della banda sono rimasti uccisi. La procura è stata informata dell'incidente e sono state prese misure giudiziarie", conclude la nota diffusa dal ministero dell'Interno egiziano.
Il giallo sui sequestratori - L'ipotesi che i cinque criminali fossero legati all'omicidio di Giulio Regeni è stata contestata, senza escluderla, dal giornale filo-governativo Al-Ahwar. Il quotidiano ha citato una fonte della sicurezza, la quale "ha smentito informazioni pubblicate da siti web che legano l'omicidio del ricercatore italiano alla banda specializzata nel sequestro e rapina di stranieri". "La fonte ha dichiarato che gli apparati di sicurezza continuano il loro lavoro per far luce sull'omicidio dell'italiano e anche i crimini commessi da questa banda, e se c'è un rapporto tra loro", conclude il sito riferendosi alla tortura a morte del giovane ricercatore e l'attività della banda.
La Procura allarga la cerchia dei sospetti - Nella giornata di mercoledì la Procura di Giza ha fatto sapere che "allargherà la cerchia dei sospettati" sul caso dell'uccisione del 28enne friulano. Media egiziani hanno riferito che la Procura "interrogherà tutti e li incriminerà se le inchieste" dimostreranno "che proteggevano i criminali o che sono implicati nell'omicidio". Le indagini avrebbero dimostrato la pista dell'omicidio volontario. La Procura ha stilato un "piano" per condurre l'inchiesta e "ha completato l'analisi degli interrogatori dei testimoni sentiti finora".
"Passaporto in casa di sorella di bandito" - Il ministero dell'Interno egiziano precisa che i documenti di Giulio Regeni sono stati trovati nella casa di una sorella di uno dei banditi uccisi. "La residenza, nel governatorato di Qalyubiyya" nel delta del Nilo, a nord de Il Cairo, "della sorella del principale accusato, che si chiama Rasha Saad Abdel Fatah, 34 anni, è stata presa di mira perché le indagini hanno dimostrato che lui andava da lei di tanto in tanto", si legge in un comunicato.
"Capobanda era pluripregiudicato" - "La banda è formata da Tarek Saad Abdel Fatah 52 anni, che abitava a Sharqiyya" (governatorato del Basso Egitto) e in un altro luogo di residenza a Qalyubiyya (sempre nel Delta del Nilo), accusato in 24 procedimenti diversi e condannato a quattro anni di reclusione; suo figlio Saad Tarek Saad, 26 anni; Moustafa Bakr Awad, 60 anni, accusato in 20 procedimenti; Salah Ali Sayed, 40 anni, sotto accusa in 11 processi", si legge sempre nella nota. Nel minibus colpito nello scontro con la polizia al Cairo, "i servizi di sicurezza hanno rinvenuto il corpo di una persona sconosciuta sulla trentina uccisa da un colpo di arma da fuoco".