Dopo 29 anni sui resti di Lidia Macchi, la studentessa ventenne di Varese massacrata con 29 coltellate nel gennaio 1987, verranno cercate tracce di materiale biologico, che potrebbe aver resistito allo scorrere del tempo. La salma, sepolta nei giorni successivi al delitto nel cimitero di Casbeno, il quartiere di Varese dove vive la famiglia, è stata riesumata questa mattina sotto gli occhi della madre, Paola Bettoni, che ha voluto assistere a un passaggio doloroso ma "necessario per accertare la verità".
Le spoglie sono state portate all'Istituto di medicina legale di Milano,dove verranno analizzate dal perito, l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, nominato nei giorni scorsi dal gip di Varese Anna Giorgetti. Tra i massimi esperti in Italia di accertamenti su morti violente, la responsabile del Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell'Università Statale di Milano in questi giorni è al lavoro su un altro "cold case", l'omicidio della 18enne Serena Mollicone, il cui cadavere fu trovato il 3 giugno del 2001 in un boschetto di Arce, in provincia di Frosinone.
La salma della ragazza, tumulata da circa quindici anni nel cimitero di Rocca d'Arce (Frosinone), è stata riesumata stamani e portata all'Istituto di medicina legale di Milano, dove verrà analizzata dall'anatomopatologa incaricata dalla Procura di Cassino, per cercare elementi utili alle indagini nella speranza di riuscire a individuare l'assassino.
Una doppia sfida, quindi, per l'esperta che in passato si è occupata, tra le molte altre cose, anche degli omicidi di Elisa Claps e Yara Gambirasio e dei delitti della setta delle Bestie di Satana.
A chiedere la riesumazione della salma di Lidia Macchi, con il consenso dei familiari, era stato il sostituto pg di Milano Carmen Manfredda, che coordina l'inchiesta della Squadra mobile di Varese sfociata nell'arresto, lo scorso 15 gennaio, dell'ex compagno di liceo, Stefano Binda, accusato di aver violentato e ucciso la ragazza. Eventuali tracce biologiche sul cadavere della giovane, già sottoposto ad autopsia nel 1987, verranno quindi comparate con il Dna dell'indagato o di altre persone. Sono in corso, inoltre, le analisi su alcuni coltelli trovati sotto terra, nei giorni scorsi, nel parco Mantegazza di Varese, ancora chiuso al pubblico. Secondo alcune ipotesi investigative Binda, che continua a proclamarsi innocente, potrebbe aver nascosto l'arma del delitto nell'area verde alla periferia della città 29 anni fa, nei giorni successivi all'omicidio.
Dopo la riesumazione dei cadaveri di Lidia Macchi e Serena Mollicone inizieranno quindi esami lunghi e complessi, che potrebbero anche richiedere alcuni mesi, con l'obiettivo di raccogliere elementi utili per le indagini su due omicidi rimasti per tanti anni senza un colpevole.