COLPO DI SCENA

Yara, sospesa l'udienza: il custode della palestra rischia un'accusa

Sospeso l'interrogatorio del testimone perché è "venuta meno qualsiasi genuinità delle prove". Ci sono discrepanze tra le quattro testimonianze rese

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Colpo di scena durante il processo per la morte di Yara Gambirasio. Il presidente della corte d'assise di Bergamo ha sospeso l'esame del custode della palestra da cui sparì la giovane perché era venuta meno "qualsiasi genuinità delle prove". E' successo quando i legali hanno posto domande e il presidente ha fatto notare loro che si trattava di un testimone e non un imputato. "Per ora", ha esclamato una dei legali.

Il motivo del contendere è la presenza o meno del custode, Walter Brembilla, all'interno della sua abitazione, adiacente la palestra: nelle quattro testimonianza rese a verbale in date diverse, infatti, ci sono discrepanze. Che l'uomo ha spiegato con la "paura che mi davate la colpa perché ero il custode. Ero sotto pressione, sono stato in Questura un casino di volte".

"Come mai ha cambiato più volte versione sulla ricostruzione di quella sera", hanno più volte chiesto i legali, "dicendo, la prima volta, che era stato in casa?" "Ho avuto paura che se dicevo che ero sceso di casa alle 18.30 avrebbero sospettato di me", ha spiegato il custode, che ad una domanda dei legali della difesa ha aggiunto: "Non avevo niente da nascondere, non mi ha minacciato nessuno". Brembilla ha quindi confermato la sintesi della corte. "Se non fossi stato in grado di dare risposte molto precise sugli orari, avrebbero sospettato di me. Ma io non ho visto niente".

Il custode ha spiegato che quel pomeriggio si era recato a prendere alla stazione con il furgone della palestra un ragazzo alla Stazione di Ponte San Pietro, e di essere rientrato in palestra attorno alle 17.10, prima di riaccompagnarlo, dopo l'allenamento, di nuovo in stazione alle 18.40/45. Tra i due orari Brembilla ha affermato di aver ricevuto due telefonate.

Uno dei legali di Bossetti: teste è reticente - Paolo Camporini, uno dei legali di Massimo Bossetti, in una pausa dell'udienza ha spiegato che, da parte del custode della palestra da cui sparì Yara Gambirasio, vi è stato un atteggiamento di "omerta' e reticenza". Il legale ha così spiegato le sue parole in aula, quando la corte aveva fatto notare ai difensori che Walter Brembilla era un teste e non un imputato e Camporini aveva esclamato: "Per ora". "Vi sono reati commessi in aula - ha detto Camporini - appunto omertà e reticenza".

"E' una persona che sicuramente sa qualcosa, non vuole e non ha voluto dirlo - ha detto uno dei legali di Bossetti -. Strano che avesse paura, perché allora la ragazza non era ancora stata ritrovata".