LA FRESCHEZZA DEL MARCIO

Mondo Marcio: "Bisogna essere freschi, tirare fuori gli attributi"

Esce "La freschezza del marcio", settimo disco del rapper milanese, 16 tracce e tanti featuring, da Clementino a Jay Ax, passando per Fabri Fibra: "Un disco in cui mi sono tolto la maschera..."

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Nella musica italiana di oggi c'è poco fresco, il Paese soffre di insicurezza artistica e culturale...", racconta Mondo Marcio presentando il suo nuovo album "La freschezza del Marcio". "Ho voluto mettermi in gioco, la freschezza è proprio questo, togliersi la maschera, essere onesti e mettersi a nudo, facendo ciò che più ti piace, senza passare necessariamente dai like, da certe vetrine e dall'approvazione dei canali che contano. Tutto questo è limitante".

Sedici tracce e tanti featuring, da Clementino a J-Ax, passando per Fabri Fibra: "Il panorama culturale di questo paese è limitato, troppa tradizione che ti lega le mani... Per questo siamo andati fuori, ma piuttosto che cercare il featuring famoso, il producer o l'artista conosciuto, abbiamo cercato la musica, quella dei garage di Los Angeles, degli studios con gli scarafaggi... La priorità è stata quella di trovare qualcosa di nuovo, una musica che in Italia non c'è, è stato un lavoro di ricerca, di curiosità".

Ha le idee chiare Mondo Marcio, al settimo disco in tredici anni. Ne aveva 17 quando uscì il suo primo album grazie al supporto di Bassi Maestro: "Bassi rappresenta nel mio ultimo disco l'anima purista, l'old school...lui c'è sempre stato in tutto il mio percorso artistico finora". Adesso, che di anni ne ha 30 anni, l'artista milanese, che nel 2006 con "Solo un uomo" è stato il primo rapper della nuova generazione ad entrare in classifica, prende le distanze dalla scena italiana: "Ho la fortuna di essere un artista per mestiere, non ho un lavoro vero, faccio quello che mi piace, ma per farlo devo essere ispirato e in realtà, in Italia io mi stavo annoiando. Per uccidere la noia sono andato a cercare qualcosa che mi stimolasse...".

"La freschezza del marcio" è nato così, tra Milano, Londra, New York e Los Angeles: "Alcune canzoni sono nate incidentalmente, come "Lost in the worlds", da un incontro con altri due musicisti, tre europei a Los Angeles... abbiamo sentito questo sentimento comune di esserci persi nell'universo musicale..".

Va fiero Mondo Marcio delle scelte fatte in questo disco: "Il fatto di avere più coraggio, di tirare fuori gli attributi farebbe bene alla musica italiana. La mia filosofia di vita è fregarsene di cosa pensa la gente. Siamo sempre ossessionati dall'approvazione della società, dai "like". Io penso che sia giusto fare quello che piace a te, prima di tutto, quello che ti stimola. Mi piace pensarla alla Picasso, che diceva, la cosa più difficile da adulti è tornare bambini, è questo è ciò che c'è dentro a "La freschezza del marcio".

Tanta la musica suonata nel disco: "Cosa nuova nel panorama hip hop", spiega il rapper, che aggiunge. "Ho tirato fuori tutto ciò che mi ha influenzato: il soul, il jazz, il rock che ascoltavo quando pogavo ai concerti dei Green Day...L'importante è esseri veri, onesti". E così si passa dalla musica anni '70, come nella canzone che dà il titolo all'album, "nata una sera a New York, mentre, stordito dal jet leg, guardavo in tv un episodio di Stursky & Hutch e ho pensato, sarebbe stato bello mettere la musica di sottofondo del telefilm in una canzone", al gospel di "Un altro giorno", fino al rap di "Granata".

"Tutti rappano, io aspetto gli altri rapper al traguardo", dice una strofa del pezzo che dà il titolo all'album , ma Mondo Marcio ci è arrivato al traguardo? "Giammai" risponde: "L'arroganza e la spacconeria, che spesso si trova nei testi delle mie canzoni ha una valenza diversa da quella che può sembrare: è la prova che se ce l'ho fatta io ce la puoi fare anche tu... il senso è dare speranza dare una possibilità e una voce a chi non ce l'ha... la spacconeria è yes we can".

E a dirlo è lui, nato nella periferia milanese, da una famiglia quasi media, senza agganci e spinte da nessuno: "L'hip hop è un credo urbano, è self made, è una rosa cresciuta nel cemento, è la musica di chi si inventa la propria giornata, giorno dopo giorno".

Il mondo del rap oggi? "C'è troppo protagonismo nella scena hip hop e negli ultimi anni il rap è stato considerato più un fenomeno che un genere musicale. E il fenomeno di solito è un oggetto volante non identificato. Nel rap manca un po' di cultura e di ricerca, di curiosità musicale".

Il futuro del rap? "I prossimi anni sono molto importanti perché io penso che chi rimarrà è chi ha qualcosa da dire". Mondo Marcio di cose da dire pare averne parecchie: "Parlo di quello che mi sta succedendo, in alcuni pezzi faccio uscire un po' più me stesso, la fotografia di una persona e non di personaggio, cerco di far uscire la parte umana di me, quella intima. Con onestà e freschezza". La freschezza del Marcio appunto.