Nell'appartamento romano di Marco Prato, arrestato con Manuel Foffo per il delitto di Luca Varani, già un ragazzo era stato drogato e riempito di botte. L'episodio risale a un mese prima delle torture inflitte al 23enne adescato con 120 euro. Quella volta il giovane, un 30enne cocainomane, riuscì a salvarsi grazie alla madre che chiamò il 112. Il pr di feste gay, 29 anni, fu persino denunciato. Poi però la querela fu inspiegabilmente ritirata.
La madre del 30enne, come riporta La Stampa, era preoccupata perché non riusciva a contattare il figlio. Tutti i suoi amici le avevano detto che non era con loro. Tutti tranne Marco Prato che, a differenza degli altri, non rispondeva alle telefonate incessanti della donna. Rivoltasi ai carabinieri, i militari si sono recati nella "casa dello sballo" dove hanno trovato Prato e il ragazzo completamente strafatti e quest'ultimo gonfio di botte.
Il pm Francesco Scavo, che sta indagando sull'omicidio di Varani, a breve sentirà il 30enne scampato alla furia di Prato. Quest'ultimo, prima di tentare il suicidio dopo il coca party durato 48 ore, ha lasciato una lunga lettera a parenti e amici. Qui racconta il disagio per la sua condizione omosessuale, tanto da desiderare di operarsi per diventare donna. Cosa mai realizzata perché osteggiato dalla famiglia.
Intanto, come riferisce La Repubblica, emerge che il pr invitò ben 23 persone al coca party a casa sua. Ventitré sms identici, ma solo Luca Varani ha risposto cadendo nella trappola mortale.