milioni di euro per l'emergenza

Profugopoli, il vaso di Pandora scoperchiato da Mario Giordano

Quanto flusso di denaro genera e chi arricchisce il business dei migranti? A dare una risposta è il nuovo libro-inchiesta del direttore del Tg4, edito da Mondadori

© ufficio-stampa

La tragedia dei migranti per qualcuno è la gallina dalle uova d'oro. Lo dimostra nel suo ultimo libro-inchiesta, "Profugopoli. Quelli che si riempiono le tasche con il business degli immigrati", edito da Mondadori e in libreria dall'8 marzo, il direttore del Tg4 Mario Giordano. Si tratta di milioni e milioni di euro - denaro dei contribuenti - gestiti dallo Stato in questa situazione d'emergenza, che finiscono nelle tasche dei soliti avventurieri improvvisati, faccendieri dell'ultima ora, speculatori di ogni tipo. E lo scandalo di Mafia Capitale è solo l'inizio.

"Si parla spesso di accoglienza e solidarietà, ma è sufficiente sollevare il velo dell'emergenza immigrazione per scoprire che dietro il paravento del buonismo si nascondono soprattutto gli affari", denuncia Giordano che fa l'esempio di alcuni soggetti coinvolti nell'emergenza profughi: la società che organizza corsi per buttafuori e addetti alle pompe funebri ed è controllata dal noto paradiso fiscale dell'isola di Jersey; l'ex consulente campano che con gli immigrati incassa 24.000 euro al giorno e gira in Ferrari; la multinazionale francese dell'energia e l'Arcipesca di Vibo Valentia.

Così, mentre si parla di accoglienza e solidarietà, c'è chi, in tempo di crisi economica, ha messo in piedi vere e proprie industrie sulla disperazione altrui: rispetto al 95% delle aziende italiane che fattura meno di 2 milioni di euro l'anno, ci sono cooperative che arrivano anche a 100 milioni e altre che in 12 mesi hanno aumentato il fatturato del 178%.

Per i lettori di Tgcom24 ecco un estratto dal libro di Mario Giordano:
L’accoglienza? Fra un corso per buttafuori e uno per pompe funebri (con il trust nel paradiso fiscale)
'Diventa frigorista! Una delle professioni green più richieste dei prossimi anni!» Se volete diventare frigoristi e specializzarvi nell’aggiustare serpentine e ghiacciaie, accomodatevi: il Csfo, Centro Studi Formazione e Orientamento di Monselice (Padova), offre corsi interessanti. In alternativa potete anche studiare da pizzaioli o da vigili urbani o da ausiliari del traffico o da buttafuori: avanti, che aspettate? 'Trova lavoro», strilla il sito Internet della società, che pubblica buffi disegni, quasi da cartoon, e promette risultati praticamente sicuri. Se poi proprio non vi sentite portati per i frigoriferi e nemmeno per l’impasto della quattro stagioni o il controllo della sicurezza in discoteca, non preoccupatevi. C’è l’ultima novità della casa: il corso per addetti alle pompe funebri. Quello è un mercato che non conosce crisi.

A questo punto, però, vi chiederete: non dovevamo parlare di accoglienza profughi? E allora che c’azzecca il Csfo, allegra srl padovana dedita alla formazione di buttafuori, pizzaioli e addetti alle pompe funebri? Il problema è tutto qui: il Centro Studi Formazione e Orientamento, infatti, fra un corso per frigorista e un altro per ausiliari del traffico, nell’estate 2015 ha preso in gestione una cinquantina di immigrati, incassando per ognuno di loro un contributo della Prefettura pari a 34,89 euro al giorno. Aveva esperienze nel settore? No. Aveva mostrato vocazione solidale? Non proprio. E perché dunque il Csfo? Forse servono gli aspiranti vigili per gestire il traffico della mensa? Utilizzerà i frigoristi per raffreddare gli animi di ghanesi e bengalesi? No? E allora? Perché quei 50 disperati vengono affidati proprio a questa srl? Fate attenzione: dai documenti ufficiali della Prefettura di Vicenza il Csfo non risulta vincitore di nessuna gara di assegnazione. L’appalto era stato vinto da un’altra cooperativa (la Con Te di Quinto Vicentino), che però dopo pochi giorni ha rinunciato all’incarico e al ricco cachet di 34,89 euro al giorno.

Ed ecco che, quatti quatti, entrano in gioco gli specialisti dei buttafuori e delle pompe funebri: si può lasciare perdere un affare del genere? Macché. Business is business. E al Csfo di business se ne intendono eccome. S’intendono di business, si capisce, ma non certo di accoglienza. E perciò cominciano subito i problemi. I 50 immigrati vengono piazzati in una ex colonia alpina nel Comune di Schio (Vicenza), il centro di Pian delle Fugazze, che da quel momento sale all’attenzione delle cronache locali. Le condizioni in cui vengono tenuti i profughi, infatti, sono al limite dell’indecenza. E forse anche oltre il limite.

Alcuni consiglieri comunali del Pd il 9 settembre 2015 compiono un’ispezione e la loro denuncia sfocia anche in un’interrogazione parlamentare. Si parla di 'degrado inaccettabile», 'abisso di inciviltà», 'letti insufficienti», 'bagni intasati» con 'frequenti allagamenti di corridoi», 'attrezzaturefuori norma», malati non curati e 'assenza di vestiario adeguato». Fra l’altro, viene fatto notare che a tutti gli ospiti sono stati consegnati all’inizio del soggiorno un piatto e due posate in plastica, genere usa e getta. Da mesi sono costretti a mangiare con quelli. Sporchi e rotti. Da far schifo. 'E non hanno nemmeno un bicchiere per bere.» Pensare che i soldi scorrono regolarmente dalla Prefettura alle casse della srl specializzata in buttafuori e pizzaioli. E non sono cifre modeste. Oltre ai 50 profughi di Pian delle Fugazze, il Csfo ne gestisce infatti altri 11 a Monte di Malo e altri 20 nel Comune di Valdastico: in tutto sono oltre 80, dunque oltre 80.000 euro al mese.

Dove finiscono tutti quei quattrini? Viene da chiederselo, anche perché pure nelle altre strutture gestite dalla srl, proprio come a Pian delle Fugazze, sono state riscontrate varie mancanze, scarsa igiene, cibo insufficiente. E anche nelle altre strutture sono scoppiate proteste. Il sindaco di Monte di Malo, per esempio, parla di appartamenti inagibili e assenza di ogni programma di inserimento (d’altra parte, molti ragionano così: 'Questi sono senegalesi, verranno sicuramente espulsi. Perché dovremmo integrarli?'). È evidente che siamo di fronte a un caso tipico di magia economica: trattasi di dissoluzione del contributo statale. Simsalabin dell'immigrato perduto. In pratica: i soldi escono dalle tasche dei contribuenti, passano nelle Prefetture, finiscono alla cooperativa (in questo caso la srl) epperò non si traducono in servizi adeguati.

C'è qualcuno che ci specula? Qualcuno che ci guadagna? La chiarezza sarebbe d'obbligo. Purtroppo, però, l'ultimo bilancio disponibile del Csfo alla Camera di Commercio è quello del 2011, quando la srl non si occupava ancora di immigrati. Allora registrava un fatturato piuttosto modesto (117.000 euro) e una perdita d'esercizio di 8375 euro. I bilanci successivi non risultano consultabili. Ma forse non è irrilevante questo dato: la società che gestisce l'accoglienza di 80 profughi in provincia di Vicenza ha l'86 per cento del capitale vincolato nel CalvetTrust, un fondo soggetto alla legge di Jersey, nota isola del Canale della Manica in cui prosperano le società off shore e non si pagano le tasse. Poi dicono che l'accoglienza non renda bene. Altro che: fa guadagnare direttamente il paradiso. Quello fiscale, però.

Profugopoli
di Mario Giordano
pagine 156
17,5 euro
Mondadori