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Più rischi attentati con la missione Libia? L'Antiterrorismo contro Copasir

Le due massime autorità del settore valutano molto diversamente le conseguenze di un impegno dell'Italia nel Paese africano

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Un nostro impegno militare in Libia sarebbe fonte di maggiori rischi dal punto di vista del terrorismo di matrice islamica. Lo afferma il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, che precisa: "Noi già siamo molto esposti per il solo fatto di essere il Paese leader di questa coalizione in formazione destinata a ripristinare l'ordine e la sicurezza in Libia. Ciò già ci mette a rischio, ma è assolutamente ineludibile".

Spiega quindi: "Ovviamente, se si arrivasse a operazioni belliche, il livello di rischio salirebbe ancora, ma anche questo dipende da una scelta, una scelta non facile, che deve fare poi la politica".

Copasir: più rischi senza la missione - Non la pensa così il presidente del Copasir (il comitato parlamentare per la sicurezza) Giacomo Stucchi, che sullo scenario libico dice: "Ora serve con celerità una missione militare di robusto 'peace-enforcemente' in Libia. Se aspettiamo ancora la situazione potrebbe incancrenirsi con un aumento dei rischi per l'Italia".

E aggiunge: "La paura di ritorsioni terroristiche con l'Italia in caso di intervento militare non può frenarci, anche perché i rischi per noi ci sono lo stesso". Quanto agli 007 cui un decreto di Palazzo Chigi assegna un ruolo di coordinamento per eventuali missioni con le forze speciali militari, il presidente del Copasir ha spiegato che "hanno le garanzie funzionali, ma non la licenza di uccidere".

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