Il contributo occupazionale delle micro e piccole imprese manifatturiere italiane con meno di 20 addetti non ha eguali nel resto dei Paesi dell'Unione europea. Uno studio condotto da Confartigianato rivela che tra le prime 23 maggiori regioni dell'UE, con una quota di occupazione manifatturiera superiore al 25%, ben cinque sono italiane: Marche, Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte.
Quello offerto dalle micro e piccole imprese manifatturiere (MPI) fino a 20 addetti è un apporto importante anche a livello nazionale: in una sua recente analisi, elaborata sulla base dei dati forniti dall'Eurostat, Confartigianato ha sottolineato che l'Italia è la prima economia europea per numero di occupati nel settore manifatturiero nelle MPI fino a 20 addetti, che rappresentano il 92,8% del totale delle imprese manifatturiere italiane.
Nel nostro Paese, le MPI del comparto manifatturiero impiegano 1.503.515 addetti, pari al 22,8% del totale dell'Unione europea. Quelle tedesche, francesi e spagnole danno lavoro ad un numero inferiore di persone, occupando rispettivamente 1.062.897, 624.868 e 562.276 persone.
Eppure, insieme all'edilizia e al piccolo commercio, il manifatturiero è stato tra i settori maggiormente colpiti dagli effetti negativi dovuti al calo della domanda interna e alla contrazione degli impieghi bancari che hanno caratterizzato gli anni della crisi economica.
Difficoltà che hanno costretto un numero consistente di imprese a chiudere i battenti – il CERVED calcola che nel nostro Paese sono fallite circa 97 mila aziende tra il 2008 e il 2015 –, con conseguenze negative sul fronte occupazionale: i fallimenti si traducono in posti di lavoro persi. Un'analisi della CGIA di Mestre stima che dal 2008 al primo trimestre del 2015 in Italia sono stati bruciati complessivamente 932 mila posti di lavoro.