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Brasile, revocato l'arresto del numero 2 di Facebook: detenzione "illegale"

Diego Dzodan era finito in manette con l'accusa di non aver rivelato alla polizia dati WhatsApp in merito a un'indagine sul traffico di droga

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E' stata ordinata la scarcerazione del vicepresidente di Facebook per l'America Latina, Diego Dzodan, arrestato a San Paolo su mandato di un magistrato di Sergipe. La liberazione è stata disposta dal giudice Ruy Pinheiro, dello stesso tribunale brasiliano. Nel provvedimento si dice che la detenzione è "illegale" dal momento che non c'è un processo o un'inchiesta a carico del dirigente, né prove che abbia agito per ostacolare gli inquirenti.

L'arresto per dati WhatsApp non rivelati - Il numero due di Facebook per il Sudamerica era stato arrestato su richiesta di un giudice di grado inferiore del Sergipe e accusato di "reiterata inadempienza degli ordini del tribunale" di condividere i dati in possesso di Facebook, secondo la polizia federale. "Queste informazioni sono state richieste per produrre prove da usare in un'inchiesta per associazione per delinquere e traffico di droga", ha spiegato al polizia. Secondo le stampa brasiliana i trafficanti usavano WhatsApp per discutere dei loro affari.

Facebook multata dalle autorità brasiliane - Quando Facebook si è rifiutata di obbedire, le autorità brasiliane hanno iniziato a imporre multe, cominciando con 50mila reais (circa 12.500 dollari) al giorno due mesi fa, saliti a un milione di reais (250mila dollari) un mese fa, ha detto la polizia del Sergipe.

"Misura sproporzionata ed estrema" - Le società del gruppo di Mark Zuckerberg hanno criticato la scelta delle autorità brasiliane di passare all'arresto dei dirigente. "Siamo delusi della misura sproporzionata ed estrema di disporre il trasferimento sotto scorta di un dirigente di Facebook a una stazione di polizia in relazione a un caso che riguarda WhatsApp, che agisce in modo indipendente da Facebook", si legge in una nota. "Facebook è sempre stata e sarà disponibile a rispondere a qualunque domanda delle autorità brasiliane".

"Non possiamo fornire dati che non abbiamo" - WhatsApp ha sostenuto di non aver modo di cooperare con la giustizia. "Siamo delusi che le forze dell'ordine abbiano preso questa misura estrema. WhatsApp non può fornire informazioni che non abbiamo".

Gli altri scontri con le autorità brasiliane - Non è il primo braccio di ferro tra autorità brasiliane e Facebook. A dicembre un giudice aveva ordinato la sospensione di WhatsApp per 12 ore dopo che la società si era rifiutata di fornire informazioni legate a un'inchiesta. Los top era stato revocato in appello. Tre anni fa era stata Google a finire nel mirino, il numero uno del colosso usa in Brasile era stato accusato di aver violato le leggi elettorali rifiutando di rimuovere da YouTube video critici di un candidato sindaco del Mato Grosso do Sul.

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