Che le sanzioni imposte dalla comunità internazionale alla Russia in seguito alla gestione della crisi ucraina e il successivo embargo - imposto da Mosca a quei Paesi che, come l'Italia, hanno preso parte alle sanzioni - abbiano avuto un impatto notevole sul nostro export non è una novità.
Solo a gennaio, infatti, le esportazioni italiane verso la Russia sono scese del 24% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Nell'intero 2015, stando alle note storiche dell'Istat il dato ha invece presentato un -16,7%. In termini assoluti, il valore delle nostre vendite verso Mosca è sceso di 3,7 miliardi rispetto al 2013 (anno precedente all'entrata in vigore delle sanzioni e dell'embargo) attestandosi a 7,1 miliardi di euro.
Stando alle cifre diffuse dalla Coldiretti l'embargo russo sui prodotti del Made in Italy sarebbe costato, nel 2015, solo al settore dell'agroalimentare circa 240 milioni di euro. Le variazioni percentuali mostrano infatti un calo del 73,1% per i prodotti agricoli e un -33,9% per quelli alimentari.
Altre diminuzioni consistenti hanno riguardato i prodotti tessili, l'abbigliamento e gli accessori, -30,8%; il comparto dei mobili, -27%; e quello delle automobili, -60,3%.
Di fatto, il calo delle importazioni russe di prodotti italiani ha fatto sì che il nostro Paese perdesse rilevanza anche come partner commerciale. Mentre nel 2013 eravamo all'ottavo posto tra i principali partner russi, oggi siamo all'undicesimo.
Segnali vagamente positivi giungono però dalle stime riguardanti la crescita russa. Mentre il Prodotto interno lordo del Paese è sceso del 2,2% nel 2014 e del 4% nel 2015, durante l'anno in corso si potrebbe finalmente assistere ad un ridimensionamento della caduta: per il 2016 la Banca mondiale stima un -0,7%.