Se l'economia è da tempo in difficoltà, quella riconducibile alle attività in nero al contrario, secondo la Cgia di Mestre, non conosce crisi. E nel biennio 2014-2015 è arrivata, secondo le stime prudenziali dell'associazione, a valere 211 miliardi di euro. Mentre quella reale, nel biennio 2012-2013, è calata di 36,8 miliardi, scendendo sotto quota 1.400.
"Nel 2015 - sottolinea il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo - al lordo dell'operazione bonus Renzi, la pressione fiscale ufficiale in Italia è stata pari al 43,7 per cento. Tuttavia, il peso complessivo che il contribuente onesto sopporta è di fatto superiore ed è arrivato a toccare la quota record del 50,2 per cento". La pressione fiscale è infatti data dal rapporto tra l'ammontare complessivo del prelievo (imposte, tasse, tributi e contributi previdenziali) e il Pil che si riferisce non solo alla ricchezza prodotta in un anno dalle attività regolari, ma anche da quella generata dalle attività sommerse e da quelle illegali.
"E' evidente che con un peso fiscale simile - dichiara il segretario Renato Mason - sarà difficile trovare lo slancio per ridare fiato all'economia del paese in una fase dove la crescita rimane ancora molto debole e incerta".