Sono diverse le variabili che possono favorire la creazione di nuova occupazione nelle imprese. La struttura, ad esempio. Oppure i mercati di riferimento, interno ed estero. O, ancora, l'età. Ovviamente molto ruota attorno al ciclo produttivo, ma quale tipologia d'impresa è maggiormente orientata alle assunzioni?
Il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi dell'Istat risponde a questa domanda. Prima, però, partiamo da alcuni spunti generali. Stando a recenti dati Eurostat, il nostro paese si colloca ai vertici per numero di micro imprese e posti di lavoro generati da quest'ultime. Inoltre, secondo il rapporto L'Italia in dieci seflie 2016 della Fondazione Symbola, possiamo vantare alcune eccellenze (dall'agroalimentare alla green economy) che producono spunti interessanti anche in termini occupazionali.
Ad ogni modo la produttività è la chiave di tutto. Spiega infatti l'Istat che tra le micro imprese a più alta produttività la possibilità di aumentare l'occupazione è di oltre un terzo superiore a quella delle micro imprese con una produttività più ridotta (e questo al di là del settore di attività economica in cui operano, sia nella manifattura sia nei servizi). Per le imprese più produttive le possibilità di aumentare l'occupazione sono di 7-15 punti percentuali superiori alle altre.
Soprattutto nel settore manifatturiero, le imprese export oriented registrano un migliore contributo alla crescita dell'occupazione. Quindi le imprese esportatrici – quelle, cioè, che esportano almeno il 5% del proprio fatturato – presentano maggiori probabilità di creare posti di lavoro rispetto alle imprese meno propense all'apertura internazionale.
Non solo. Che il contributo delle micro imprese alla crescita di occupazione sia particolarmente rilevante non deve stupire troppo: in Italia quasi nove imprese su dieci sono di piccolissime dimensioni. E, tra le micro imprese più che tra le altre, le unità al di sotto dei cinque anni mostrano una maggiore capacità di incrementare le posizioni lavorative.
Nelle grandi imprese, invece, le possibilità di aumentare occupazione sono frequenti piuttosto tra le unità più mature. Questo perché, sottolinea l'Istat nel rapporto, "le grandi imprese giovani sono per lo più il risultato di operazioni di fusione e acquisizione che tendono ad avere una limitata dinamica occupazionale negli anni immediatamente successivi".