Emergono nuovi dettagli sul caso di Gloria Rosboch, l'insegnante uccisa e gettata in un pozzo nel Torinese. Gli inquirenti avrebbero identificato la donna che due anni fa telefonò alla 49enne, fingendosi direttrice di una banca per convincere la docente ad affidare i risparmi "alla sua filiale". La falsa "dottoressa De Martino" era in realtà un'amante di Gabriele Defilippi, il 22enne accusato con la madre Caterina Abbattista e Roberto Obert, il suo amante, dell'omicidio dell'insegnante.
Dopo aver ricevuto la telefonata dalla falsa direttrice di banca a San Giusto Canavese (Torino), Gloria Rosboch prelevò i 187mila euro dal suo conto e li consegnò all'ex allievo. Quarantenne, sposata e residente a Castellamonte, la falsa dottoressa De Martino è stata sedotta e coinvolta nella vicenda da Gabriele Defilippi.
Dopo l'ammissione dell'omicidio della Rosboch, agli inquirenti l'ex allievo aveva negato l'esistenza della falsa direttrice, rivelando di averla interpretata egli stesso usando "un timbro di voce acutizzato". Proseguono intanto le ricerche dei 187mila euro della professoressa, "scomparsi" dalla cassetta di sicurezza indicata dallo stesso Defilippi e sequestrata dagli investigatori.
Un compagno di casinò di Defilippi a Mattino Cinque: "Giocava migliaia di euro" - Nel corso della puntata del 25 febbraio di Mattino Cinque, è stata diffusa un'intervista a un compagno di casinò di Gabriele Defilippi, che ha scelto di rimanere anonimo. Ecco di seguito le sue dichiarazioni: "Gabriele era un giocatore molto importante, altrimenti non mi avrebbe mai affascinato. Ha attirato la mia attenzione perché giocava esattamente quattro volte la mia puntata ogni giro di pallina. Per essere un ragazzo così giovane era una cifra molto importante, giocava ogni giro dai 1.500 ai 2.500 euro. A fine serata erano migliaia di euro".
"Una sera d'agosto - prosegue l'uomo - vinse 15.000 euro, ma non sono in grado di dire se li rigiocò tutti. Aveva un gioco molto compulsivo, si spostava di volta in volta da tavolo a tavolo. Vestiva sempre elegantissimo e aveva una raffinatezza linguistica incredibile. Si capiva che non aveva voglia d'interagire con me, probabilmente pensava che io lo monitorassi, ma in realtà ero solo affascinato dalla sua mole di gioco". E conclude: "Era molto riservato e attento a non raccontarmi niente del suo lavoro tanto che, quando una sera cercai di invitarlo a cena, lui mi disse che faceva l'imprenditore, ma notai che non era assolutamente interessato ad affrontare l'argomento. Era molto freddo, molto lucido e poco comunicativo".