Stupefacente. Sembravano lanciati verso la conquista dello spazio e improvvisamente si ritrovato a terra. Matteo Renzi e Matteo Salvini sono due politici che piu' diversi non si potrebbe. Eppure –per motivi molto diversi- si scoprono entrambi improvvisamente più deboli. Chi l'avrebbe mai detto solo un paio di settimane fa! Un inciampo pesante quello dei due Mattei, il primo sulle Unioni Civili, il secondo sulla corruzione della Sanita' lombarda, feudo leghista per eccellenza.
Sposando in toto la proposta di legge della Cirinna', Renzi non ne aveva calcolato l'effetto dirompente sulla sua maggioranza e sul suo partito che si sono spaccati –come ampiamente previsto da molti- sull'adozione del figlio del partner e sull'equiparazione delle Unioni Civili al matrimonio. Diritti sì ma, come avrebbe detto Manzoni, “con judicio”!Accortosi del passo falso il premier ha iniziato una ritirata strategica: stralcio della stepchild adoption e rinvii su rinvii per trovare la quadra.
Missione impossibile se, come ha ammesso sconsolata la sua ministra delle riforme Boschi, c'e' poco da fare “il PD al senato non ha la maggioranza pur allargando al SEL”. E questo nonostante il soccorso di ben 50 senatori passati nelle file DEM ma eletti nelle liste di centrodestra. Poi c'è l'altro Matteo, il leader della Lega Salvini. Cavalcando l'ondata di proteste antimigratorie si e' ritagliato un importante spazio nel centrodestra diventandone il primo partito. Salvini parla alla pancia degli italiani, senza giri di parole, senza mediazioni culturali. Identifica un problema e poi parte a testa bassa. Un uomo del fare, direbbe qualcuno.
Ma proprio su una delle sue peculiarita' riformiste, lotta agli sprechi e alla corruzione, il suo partito lo ha tradito con una serie di pesantissimi scandali: due, sulla sanita', in Lombardia l'altro in Liguria che hanno visto coinvolti esponenti di primo piano del Carroccio. E tutto cio' proprio mentre stava diventando un po'“sfrontatello” chiedendo ai suoi alleati di Forza Italia e Fratelli d'Italia, una pausa di riflessione sulla scelta di Bertolaso a candidato sindaco di Roma (dove, sia detto per inciso, la Lega conta poco o niente). I due Mattei sono cosi', oggi, indiscutibilmente piu' deboli di ieri. Per loro forzare la mano e dettare condizioni non e' piu' una passeggiata.
La compiacenza obbligata di una parte cospicua della politica rischia di scivolar loro tra le dita come un pugno di sabbia. Magari, per Renzi, non fino ad una crisi di governo, ma a ridisegnare la geografia politica all'interno del PD forse si'. E svegliando –questo è il problema di Salvini- da una anestesia pericolosa l'elettorato chiamato alla prossima tornata amministrativa, con conseguente riequilibrio dei rapporti di forzadel centrodestra. Dove qualcuno lo ha gia' capito