Boko Haram, ennesima strage in NigeriaBimba non si fa esplodere: "C'è mio papà"
Una giovane (potenziale) kamikaze ha deciso all'ultimo istante e poi ha fornito informazioni su altri potenziali attacchi
Nuovi particolari inquietanti emergono a due giorni dalla strage provocata da Boko Haram in un campo profughi nel nord della Nigeria (almeno 60 morti). Una fonte locale, infatti, ha raccontato che era pronta a farsi esplodere una terza kamikaze; una ragazzina che, però, all'ultimo istante ha rinunciato a realizzare la sua "missione". Sembra ormai accertato, infatti, che la bambina avesse riconosciuto il padre in mezzo alla folla che la circondava. E, quindi, avrebbe deciso di fermarsi all'ultimo istante. Interrogata dalle forze dell'ordine, la giovane ha poi fornito informazioni su altri potenziali attacchi.
Poteva essere ancora più drammatico, quindi, il bilancio delle vittime dell'attacco di Boko Haram al campo profughi di Dikwa. Ancora una volta, ad essere utilizzate per seminare la morte erano state tre ragazzine. Per compiere le stragi, per farsi saltare in aria, alle giovani sarebbe bastato un gesto. Volontario, perché nessuno le "telecomanda". Il giubbetto esplosivo, facile da nascondere sotto la veste lunga che indossano le donne di ogni età nel Nordest della Nigeria, esplode con un piccolo movimento. Un bottone da spingere. Questa volta, però, dentro i cancelli del rifugio abitato da 52 mila persone (erano solo 7 mila nel settembre scorso) non tutto è andato come previsto.
La terza kamikaze, infatti, all'ultimo istante ha deciso di "cambiare programma". Perché tra la folla che sarebbe saltata in aria c'era suo padre. E, alla sua vista, ha deciso di fare un (decisivo) passo indietro. Ed è scappata. Trovata dai vigilantes in lacrime, li ha portati nel luogo dove si era spogliata della veste esplosiva. E ha cominciato a raccontare tutto. Tra le oltre cento ragazze impiegate in "suicidi di massa" da Boko Haram non rientrerà il suo nome. Una fatalità.
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