"Mi permetta un'ironia, signora giudice: quello che non era riuscito forse a rubare il ladro da vivo, glielo ha dato il giudice, completando il furto. Un bel vitalizio ottenuto per i suoi familiari". Il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarolo, attacca duramente il magistrato che, il 28 gennaio, ha condannato a 2 anni e 8 mesi il tabaccaio di Correzzola (Padova), Franco Birola, che nel 2012 sparò e uccise un ladro.
Nella condanna inflitta dal giudice Beatrice Bergamasco per eccesso colposo in legittima difesa si parla anche di 325mila euro di risarcimento ai familiari della vittima, un 20enne di nazionalità moldava colpito al petto da un proiettile esploso con una calibro 9 semiautomatica.
"Mi ha colpito la sanzione di 325mila euro: significano 1.000 euro al mese per oltre 27 anni - scrive il vescovo sul settimanale di informazione della diocesi, Nuova Scintilla -. Questa somma potrebbe essere in grado di mettere in ginocchio e destabilizzare la serenità della famiglia del derubato".
"Un padre di famiglia, un imprenditore, un lavoratore, che sta a casa sua, lavorando o dormendo, ha diritto di non veder violata la sua casa, compromessa la sua attività, derubati i suoi beni, minacciata la quiete e tranquillità sua e dei suoi familiari - si legge ancora -. Se la legge e chi la rappresenta hanno il compito di educare all'uso proporzionato della forza nella legittima difesa, non bisogna neanche correre il rischio di trasmettere un messaggio del genere: 'violenti, scassinatori e ladri, continuate tranquillamente la vostra criminale attività, tanto qui siete tutelati per legge, perché nessuno deve farvi del male mentre siete nell'esercizio del vostro lavoro'.
Calderoli: "Parole di buon senso" - Le affermazioni del vescovo hanno scatenato diverse reazioni. A dargli ragione è il senatore della Lega Nord, Roberto Calderoli: "Parole di buon senso che non posso che condividere totalmente. Spero riescano ad arrivare fino in Parlamento dove sta ammuffendo la proposta di legge della Lega per abolire il reato di eccesso di legittima difesa quando chi si difende viene aggredito in casa propria o nel proprio esercizio commerciale o nella propria impresa".