Nel 2016 gli investimenti delle imprese italiane in ICT – acronimo che sta per Information & Communication Technology – cresceranno leggermente, grazie soprattutto alle aziende di medio-grandi dimensioni.
Il Digital Innovation Academy del Politecnico di Milano prevede che nel 2016 le imprese italiane investiranno in ICT lo 0,7% in più rispetto all'anno precedente. Molto dipenderà dalle dimensioni delle imprese, però.
Nel 2016, la spesa in nuove tecnologie crescerà soprattutto nelle imprese di medio-grandi dimensioni – ovvero quelle che impiegano tra i 250 e i mille dipendenti –, che investiranno l'1,88% in più su base annua contro l'1,16% in più delle imprese di medie dimensioni (tra 50 e 250 lavoratori). Mentre aumenterà lievemente (+0,14% su base annua) nelle grandi imprese – ovvero quelle che occupano tra mille e 10 mila dipendenti – e diminuirà (-0,78%) nelle grandissime aziende, ovvero con oltre 10 mila addetti.
Secondo il rapporto del Politecnico di Milano, nel 2016 le imprese italiane investiranno principalmente in Business intelligence e big data analytics, digitalizzazione e de-materializzazione, sistemi gestionali ed Enterprise resource planning (ERP).
Tuttavia, per quanto fondamentali – l'OCSE sostiene che gli investimenti in ICT influenzano in modo positivo la produttività e la crescita di un Paese –, gli investimenti possono non bastare: le imprese necessitano di figure professionali altamente specializzate nelle ICT, ma che molto spesso sono difficili reperire. Specie in Italia.
Secondo i dati relativi al 2014 dell'Eurostat, l'Ufficio statistico dell'Unione europea, nel nostro Paese i lavoratori impiegati nell'ICT sono numericamente esigui – solo il 2,5% dei lavoratori era occupato in questo settore, contro una media UE del 3,7% – e meno preparati rispetto ai colleghi europei: solo il 31,7% dei 558.500 esperti italiani ha studiato informatica contro una media UE di gran lunga superiore e pari al 56,5%.