VERSO IL FESTIVAL

Enrico Ruggeri, potere alla parola: "Oggi non si inventa nulla, i testi fanno la differenza"

Il cantautore milanese pubblica il 12 febbraio "Un viaggio incredibile", album che contiene il brano sanremese "Il primo amore non si scorda mai". Tgcom24 lo ha incontrato

© ufficio-stampa|

E' un febbraio importante per Enrico Ruggeri. Prima al Festival di Sanremo per la decima volta, con "Il primo amore non si scorda mai" e, il 12, l'uscita di "Un viaggio incredibile", nuovo album. Un doppio con 9 inediti, un tributo a David Bowie e un secondo cd con alcuni tra i suoi più amati successi del periodo tra l'86 e il '91 riveduti e corretti. "Nella musica oggi non si inventa nulla - dice a Tgcom24 -. La differenza la fanno i testi".

Un album che arriva soltanto un anno dopo "Pezzi di vita" e che conferma il fatto che il passare degli anni non ha certo tolto a Rouge l'ispirazione né la voglia di far cose. Perché insieme alla partecipazione sanremese e a "Un viaggio incredibile", toccherà poi al tour teatrale e al nuovo romanzo in via di completamento. Senza contare l'impegno quotidiano in radio con le storie de "Il falco e il gabbiano".

Il nuovo disco è un lavoro corposo che tra inediti e cover (altrui e di se stesso), presenta 29 brani. Con un obiettivo preciso in testa: differenziarsi. "Avere una mia identità sonora è fondamentale - spiega -. Vorrei si capisse che sono io prima ancora che inizio a cantare. E riuscire a distinguermi rispetto al sound 'aperitivo sulla spiaggia' che si sente un po' ovunque in radio". Obiettivo raggiunto in pieno: da una parte lo stile di Ruggeri ha trovato ormai una sua grammatica tanto precisa da risultare inconfondibile sin dalle prime battute, dall'altro l'amore per il rock e mondi diversi da quelli del pop contemporaneo lo differenziano nei suoni in maniera inequivocabile.

A partire dal brano sanremese che, a dispetto di un titolo che potrebbe far pensare alla più scontata delle formule sole-cuore-amore, è invece una cavalcata rock potente, con un testo raffinato (premiato in questi giorni con il premio Lunezia per il miglior testo del Festival). "Non è da tutti presentarsi con un pezzo che contiene nell'assolo una citazione degli Stranglers (gruppo punk-rock celebre tra gli anni 70 e 80 - ndr) - dice lui con un pizzico di orgoglio -. Inizialmente questa doveva essere semplicemente una canzone dell'album, poi quando è apparsa la possibilità di Sanremo ho trovato fosse la migliore. Mi rappresenta e poi mi piace l'idea di tornare con una canzone di questo genere, che riprende un po' il mondo di 'Mistero', l'unico pezzo rock che abbia mai vinto il Festival". Anche per la serata delle cover ha fatto una scelta non convenzionale, recuperando "A canzuncella" degli Alunni del Sole, che aveva già registrato nell'album "Contatti" del 1989. "L'ho scelta per più motivi - spiega -. Intanto avendo rifatto per l'album i brani tra l'86 e il '91 rientrava in quel periodo di riferimento. Poi è un brano interessante perché rappresenta una Napoli in mezzo al guado: non è più quella di Aurelio Fierro ma nemmeno ancora quella di Pino Daniele. E infine per me andare sul palco di Sanremo a cantare in napoletano è molto stimolante".

"Un viaggio incredibile" è un lavoro come sempre vario. Perché se c'è rock (e il piglio è ben rappresentato dalla foto di copertina dove Ruggeri imbraccia una chitarra elettrica), non mancano altre influenze, arrivando persino ai ritmi sudamericani de "La badante", uno dei pezzi destinati a restare nel tempo. E ovviamente il valore aggiunto è nei testi, che per Ruggeri rappresentano il vero e unico modo di dare un'impronta personale in un panorama musicale dove inventare qualcosa è praticamente impossibile. "Quando siamo usciti con i Decibel, nel 1980 abbiamo capito subito che avremmo lasciato il segno - spiega -. Non c'era internet. Noi andavamo a Londra e portavamo qualcosa di totalmente sconosciuto al pubblico italiano. Oggi fare dei testi che abbiano una valenza ti differenzia molto". E a tal proposito ha qualcosa da dire riguardo ciò che si sente in giro... "La maggior parte dei testi che si sentono oggi sono davvero inutili - nota -. E' brutto dire 'ai miei tempi', ma anni fa c'erano una serie di autori, da De Gregori a De André passando per Vecchioni, che raccontavano il mondo con intelligenza e poesia.. Adesso invece sento moltissimi testi autoreferenziali, che parlano di microcosmi e non arrivano al mondo di altri. Io guardo il mondo dalla prospettiva della gente: è interessante, sulla vita di ogni persona puoi fare una canzone, un libro, un film...".

E' stato buttato lo stampino del musicista di qualità? O è pura nostalgia per il tempo andato? Né l'una né l'altra cosa. Semplicemente per Ruggeri è questione di tempo. "Una volta ti tagliavano fuori dopo 4 album che non avevano funzionato - dice -. Oggi se il primo singolo non vende devi cambiare mestiere. Non è pensabile che nel 2016 siano tutti meno bravi di ieri. È che non hanno più tempo. Il Fabrizio De André o il Franco Battiato di oggi hanno già cambiato mestiere". E anche il David Bowie di oggi. O ha cambiato mestiere o suona per pochi intimi in qualche club di Londra. L'artista inglese recentemente scomparso è stato per Ruggeri un vero punto di riferimento e, per omaggiarlo, ha voluto mettere nel disco come bonus track 4 brani che aveva già registrato in passato. "E' stato un esempio di coraggio, per la disinvoltura con cui ha abbandonato i momenti di successo per fare altro - dice -. Bowie è sempre stato animato da una forte curiosità, la sua arte si fondava su una grande cultura. Poi dal mio punto di vista la sua voce era un punto di contatto. Il rock era ad appannaggio dei grandi urlatori con estensioni pazzesche come Ian GIllan o Robert Plant. Lui faceva rock con una voce non alta, e mi ha fatto capire che si poteva cercare un'altra via".