Spostare il traffico merci dalla gomma al ferro e al mare. E' questo l'intento del ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, emerso dalle dichiarazioni al termine dell'incontro al Mit organizzato dalla Struttura tecnica di missione e a cui hanno preso parte stakeholder e associazioni di categoria.
L'obiettivo principale dell'incontro è appunto quello di avviare un piano strategico per rilanciare forme di trasporto alternative a quello su gomma, con il fine di accrescere la competitività delle imprese italiane, riducendo allo stesso tempo l'impatto ambientale. Ad oggi, spiega Ennio Cascetta, coordinatore della Struttura tecnica, viaggiano su ferro solo un quinto delle merci che viaggiano per via ferroviaria in Germania e solo due terzi di quelle francesi.
Ma in realtà l'Italia è alle spalle dei principali competitor europei per tutte le forme di trasporto: secondo uno studio realizzato da Isfort e Confcommercio su dati del World economic forum, l'Italia, in base agli indici di competitività delle infrastrutture di trasporto, si piazza 15esima in Europa per le ferrovie, 17esima per le strade, 19esima per i porti e 21esima per gli aeroporti. Il livello di competitività infrastrutturale è fondamentale, spiegano nello studio, per valutare l'appetibilità commerciale di un Paese, proprio per questo i risultati dell'Italia sono preoccupanti.
Ad oggi, nel nostro Paese la maggior parte delle merci si sposta su gomma, con enormi costi sia in termini ambientali che logistici. Secondo l'Eurispes solo il 6% del valore totale delle nostre merci viaggia su ferro, valore del 12-18% della media europea e addirittura il 30% austriaco.
Eppure già dal punto di vista ambientale si avrebbero dei risvolti positivi: investendo nel modo giusto (appunto rafforzando il trasporto merci via ferro o via mare) si potrebbe ridurrebbero i costi sociali legati all'inquinamento atmosferico. In Europa, secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, quasi la metà dell'intera spesa sanitaria relativa all'inquinamento del trasporto su strada è riconducibile ai mezzi pesanti (45 miliardi di euro contro i 100 miliardi della spesa totale).
Rilanciare il sistema del trasporto merci italiano, oltre che per l'ambiente, avrebbe un impatto notevole anche sul sistema economico del nostro Paese. In base al Logistic Perfomance Index della Banca mondiale (calcolato sulla base di parametri come l'efficienza dello sdoganamento merci, la qualità delle infrastrutture per il commercio e i trasporti; la facilità di organizzare le spedizioni a prezzi competitivi; la competenza e la qualità dei servizi della logistica; la capacità di monitorare e tracciare le spedizioni e la frequenza con cui le spedizioni raggiungono i destinatari entro tempi previsti), l'Italia sarebbe al 19esimo posto del mondo, con 3,69 punti.
La Germania, con 4,12 punti, occupa invece il vertice della graduatoria. Secondo la Confcommercio, che ha elaborato i dati della Banca Mondiale, se il nostro Lpi fosse pari al quello della Germania (superiore al nostro dell'11,7%) si genererebbe un valore aggiunto di 42 miliardi di euro, con una crescita del nostro Pil del 2,8%.