Scriveva dall'Egitto per il Manifesto Giulio Regeni, ma con uno pseudonimo il giovane dottorando italiano dell'università di Cambridge, trovato morto alla periferia del Cairo, il corpo martoriato, con segni che fanno pensare a torture subite. Lo studente aveva paura per la propria incolumità e per questo cercava di celare questa sua professione.
Di recente Regeni dal Cairo aveva realizzato un articolo sui sindacati. Giuseppe Acconcia, collaboratore del Manifesto, che lo conosceva, ha raccontato a Radio Popolare che "Giulio si occupava soprattutto di movimenti operai e di sindacalismo indipendente", e quindi aveva contatti con l`opposizione egiziana. Secondo Acconcia, Regeni "aveva paura per la sua incolumità" e per questo non firmava i pezzi.
Amico di Giulio: "Cercava attivisti sindacali per la sua tesi" - Uno degli "amici egiziani" di Giulio Regeni ha detto di aver ricevuto "alcune mail e chiamate" dal ricercatore friulano "che gli chiedeva contatti di attivisti del diritto del lavoro affinchè potesse intervistarli per la sua tesi". Lo riferisce il sito dell'autorevole quotidiano "Al Ahram". L'amico ha riferito che Regeni prometteva di non fare interviste o "lavoro sul campo" prima del 25 gennaio, giorno della sua scomparsa e del quinto anniversario della rivoluzione anti-Mubarak (preceduta da numerosi arresti e perquisizioni ai danni di oppositori del governo).
"Poi, la mattina del 25 gennaio, Regeni mi ha mandato un messaggio chiedendo se c'erano programmi per una festa di compleanno di uno dei nostri amici. Da allora non l'ho sentito più", ha detto l'indagato. "Sono stato convocato da ufficiali della sicurezza dopo la scomparsa di Regeni", e aggiunge: "Le loro domande erano focalizzate sugli scopi della sua visita e dei suoi studi".
La famiglia: "Non pubblicate il suo articolo". Ma il quotidiano va avanti - La famiglia di Giulio Regeni, tramite il proprio avvocato Alessandra Ballerini, ha diffidato questa sera il quotidiano "Il Manifesto" dalla pubblicazione, "in qualsiasi forma", di un articolo da lui redatto ed inviato alla redazione del giornale qualche settimana prima di essere dichiarato scomparso. In particolare, scrive il legale, "Giulio Regeni aveva espresso la volontà di non pubblicare il citato articolo se non con uno pseudonimo, proprio al fine di non mettere in pericolo l'incolumità degli autori e delle loro famiglie".
A Tgcom24 il condirettore del quotidiano, Tommaso Di Francesco, ha parlato di una "scelta contrastata" spiegando però "di aver deciso di pubblicarlo per fare onore alla sua memoria ma siamo rispettosi del lutto e solidali con la famiglia"