Nora entra in scena e si asciuga le lacrime. Lo spettacolo ha inizio. Quando lascerà il palcoscenico è un'altra donna, ha una valigia in mano e sta abbandonando il marito. Pièce capolavoro di Henrik Ibsen, manifesto di femminismo estremo, "Una casa di bambola" approda al Franco Parenti di Milano (fino al 24 febbraio) nella sapiente regia di Andrée Ruth Shammah, con Filippo Timi, che si fa in tre e una brava Marina Rocco nel ruolo chiave di Nora: "Il mio personaggio ha un grande potere su tutto ciò che ha intorno, ma non è consapevole del pericolo che questo comporta...", racconta l'attrice a Tgcom24.
Ed è proprio Nora a "rubare" la scena per tutta la durata dello spettacolo, una “bambola” che diventa donna e sperimenta il suo potere : "Non avevo mai affrontato un personaggio così complesso, che tira la scena dal primo minuto all'ultimo per quasi tre ore", dice Marina Rocco: "Sono distrutta, stremata... quasi in stato confusionale, ma molto soddisfatta e felice".
Andrée Ruth Shammah le ha dato un grande "potere" affidandole questo ruolo, lo stesso che ha Nora sulla vita e sugli uomini che le ruotano attorno e che lei "muove" come marionette a suo piacimento: "Nora ha un grande potere su tutto e su tutti, ma non è consapevole del pericolo che questo comporta...", racconta la Rocco: "Quando abbiamo cominciato a lavorare su "Casa di bambola", mi sono resa conto che il 95% delle sue azioni e delle sue parole io non le riuscivo a capire. Il dottor Rank le dice che lei è un enigma e io sono d'accordo. Nora è una donna che colleziona contraddizioni e contrasti, una donna dalle tante personalità, che ha perso la sua identità. Io sento che c'è un grosso potere in lei e nel femminile in generale, di cui lei è rappresentante, un grosso potere di regista, rispetto alla vita e a ciò che ha intorno".
Andrée Ruth Shammah rilegge l'Ibsen "femminista", capovolgendone volontariamente, in un certo qual modo, i ruoli di femminile e maschile sui quali indaga l'autore e così, come dice la stessa regista: "Nora non è più l'eroina ribelle che abbandona consorte e figli perché stanca di essere trattata come una bambola, ma una manipolatrice che mente dalla prima all'ultima battuta in uno stato di perenne eccitazione, aggrappata ai suoi desideri".
"Fare Nora era un mio sogno, ma non mi ero resa conto di quanto difficile fosse questo personaggio", aggiunge la Rocco: "E' una donna in cerca di se stessa, piange e poi si asciuga le lacrime e lo fa durante tutta la storia, perché rimuove gli ostacoli che ha dentro...". Attorno a lei ruotano i tre uomini/burattini, Torvald, il marito, Krogstad, il ricattatore e Rank, il medico che la ama in silenzio. Tre facce dello stesso universo maschile messo in crisi. A dar loro vita un bravissimo Filippo Timi, a tratti meno splendente e istrionico del solito, forse perché "costretto" nell'impalcatura, comunque rigida, di una pièce, che non permette guizzi, né grosse deviazioni, ma pur sempre grandissimo attore di grande talento e versatilità.
Spettacolo ben costruito e ben recitato, ma non sorprendente né particolarmente “intenso”, "Casa di bambola" torna così in palcoscenico in "grande spolvero", affresco d'epoca vittoriana, quale è. La regista lo manipola con maestria, aggiungendogli qualche sfumature da thriller e una lettura nuova del personaggio di Nora, un po' più intransigente e meno compiacente di quella di Ibsen. Marina Rocco è all'altezza della grande responsabilità che le è stata affidata e offre un'ottima prova d'attrice, raccogliendo calorosi applausi: "Andrée e Filippo mi hanno dato fiducia, mi hanno messo alla prova e mi hanno dato una grossa responsabilità affidandomi questo ruolo. Devo moltissimo a tutti e due, hanno creduto in me, mi hanno spinta sempre un pezzetto oltre... e un attore ha sempre bisogno di qualcuno che scommetta su di lui. Per me sono due maestri a cui devo moltissimo".
"Casa di bambola"
Teatro Franco Parenti, Milano fino al 24 febbraio
Tel : 02 59 99 52 06; biglietteria@teatrofrancoparenti.it;