Etruria, fuga di 288 milioni di euro subito prima del decreto: si indaga
I magistrati vogliono fare chiarezza sulla massiccia uscita di correntisti in un momento strategico. Chi prelevò quelle cifre a sei zeri? Per loro ci furono informazioni particolari?
Ci fu una soffiata per alcuni clienti di Banca Etruria? Sull'ipotesi indaga la Procura di Arezzo per una strana coincidenza. Tra l'inizio di ottobre e il 18 novembre, prima dunque del decreto salva-banche (firmato il 22 novembre), diversi correntisti della banca ritirarono dai loro depositi 288 milioni di euro. Chi erano quei correntisti? A loro furono date informazioni privilegiate?
La grande fuga - Del caso parla il "Messaggero", che fa riferimento ai calcoli eseguiti dal commissario liquidatore dell'ex
Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Giuseppe Santoni, sui milioni scappati appena prima dell'azzeramento di obbligazioni subordinate e azioni. Chi erano quei correntisti, che si portarono via al momento giusto cifre a sei zeri impoverendo ulteriormente il gruppo?
I numeri - Lo stesso Santoni scrive infatti nel ricorso: "La situazione di liquidità si presenta assai critica" proprio per colpa "dei deflussi dei fondi che hanno interessato la banca". Si fa poi riferimento proprio al saldo netto del 18 novembre, 335 milioni, diminuiti di 288 rispetto a inizio ottobre. Proprio in vista dell'ipotesi di bancarotta, il procuratore di Arezzo Roberto Rossi vuole sapere chi siano quei correntisti fuggiti per chiarire se quei depositi siano legati ai vertici della banca o a persone vicine.
Di certo, afferma Santoni, la banca si trova "in un inequivocabile e irreversibile stato di insolvenza": il patrimonio è sostanzialmente azzerato (22,5 milioni di euro), attività inferiori alle passività, deficit patrimoniale di 1,1 miliardi. E la dichiarazione di bancarotta appare inevitabile.
Indennizzi, partita ancora aperta - Nel frattempo non si chiude sui
rimborsi agli obbligazionisti. Entro pochi giorni Palazzo Chigi dovrebbe affidare a Raffaele Cantone la gestione degli arbitrati sui ricorsi dei
risparmiatori. Poi si passerà al decreto sui "ristori umanitari" a cui stanno lavorando i ministeri di Tesoro e Giustizia. Il governo starebbe però cercando una soluzione che eviti che quanti non saranno risarciti possano appellarsi alla disparità di trattmaneto rivolgendosi dunque alla magistratura. Si punta dunque a creare uno "strumento per alleviare le perdite", mentre i truffati dovranno fare causa civile contro le banche.
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