Apple a Napoli, niente posti di lavoro: il centro formerà 600 studenti
L'entusiasmo di Renzi e l'enfasi dei media avevano scatenato l'euforia dei programmatori italiani, che però dovranno ridimensionare le aspettative
Non saranno 600 posti di lavoro, ma altrettante opportunità di formazione per studenti quelle offerte da Apple nel suo nuovo centro di sviluppo app a Napoli. I toni trionfalistici di Matteo Renzi avevano mandato in fibrillazione i programmatori di tutta Italia: "Apple aprirà a Napoli una bella realtà di innovazione con circa 600 persone, i big tornano a investire al Sud", aveva detto il premier, annunciando la visita del Ceo Tim Cook nel nostro paese. Parole vaghe, che su giornali e sui social network si sono trasformate in men che non si dica un annuncio di assunzioni di massa da parte del colosso di Cupertino.
In realtà il comunicato della stessa azienda, pur sorvolando sui numeri, era stato abbastanza chiaro sul tipo di attività previste nel futuro centro, pensato per
"fornire agli studenti competenze pratiche e formazione sullo sviluppo di app iOS per l'ecosistema di app più innovativo e vivace al mondo". Il polo high-tech, si leggeva ancora "sosterrà gli insegnanti e fornirà un indirizzo specialistico preparando migliaia di futuri sviluppatori a far parte della fiorente comunità di sviluppatori Apple".
Nulla ancora si sa delle procedure di selezione degli studenti che faranno richiesta, né tantomeno è assicurato che saranno assunti dalla multinazionale della mela morsicata una volta completato il programma di formazione. "È troppo poco, dobbiamo stare attenti a non illudere i giovani", dice il presidente del Consiglio nazionale per le ricerche Luigi Nicolais, che si sforza comunque di vedere il bicchiere mezzo pieno: "L'auspicio è che la nuova struttura di Apple funga da catalizzatore di relazioni e pungolo per l'evoluzione tecnologica, favorendo una crescita della dimensione media delle aziende del comparto".
Insomma, se è plausibile immaginare che i talenti informatici selezionati da Apple avranno una carta in più da giocarsi nel curriculum, per ora l'impatto positivo sull'economia della città tanto sbandierato dal presidente del Consiglio è tutto da ridimensionare. Passata l'euforia iniziale, i napoletani, e il resto d'Italia con loro, tornano con i piedi per terra.
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