"Alla fine di questa giornata di lavoro Schengen è salvo, almeno per ora". Così Angelino Alfano al termine della riunione dei ministri dell'Interno della Ue, ad Amsterdam. "Abbiamo poche settimane per evitare che si dissolva tra gli egoismi nazionali", ha aggiunto il titolare del Viminale. Di tutt'altro avviso è invece il ministro dell'Interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner: "Schengen sta per saltare, deve succedere qualcosa velocemente".
Su Schengen "a mio avviso fino a maggio siamo in tempo per ragioni tecniche e politiche", ha dichiarato Alfano. Il ministro ha poi rivolto un messaggio "a tutti quelli che credono che per l'Italia la soluzione sia chiudere Schengen: ma si rendono conto o no che non possiamo mettere il filo spinato nel mar Mediterraneo e nemmeno nell'Adriatico e il danno economico sarebbe enorme?".
Redistribuzione e rimpatrio - Dopo la riunione, il ministro italiano ha affidato al suo profilo Twitter il suo pensiero sulla crisi migratoria. "L'ho ribadito: serve redistribuzione europea dei profughi e rimpatrio degli irregolari", ha scritto.
"Valutiamo hotspot nel nord-est" - Alfano è poi intervenuto in merito alla realizzazione degli hotspot: "Stiamo valutando anche l'area del nord-est perché dobbiamo tenerci pronti ad un'ipotesi di flusso dalla frontiera nord-est a seguito della rotta balcanica". Nessuna conferma al momento su Tarvisio o al Brennero.
Slovacchia: "Se cade Schengen, guai per Balcani" - Un'eventuale dissoluzione del sistema Schengen di libera circolazione in Europa avrebbe conseguenze molto pesanti per i Paesi dei Balcani occidentali, secondo il ministro degli esteri slovacco Miroslav Lajcak. "Se questo sistema cade saranno i Paesi dei Balcani occidentali a patire le conseguenze più pesanti", ha aggiunto il ministro slovacco sottolineando di una politica unitaria e credibile per risolvere l'emergenza migranti.
"Chiesta estensione controlli fino a 2 anni" - La maggioranza dei ministri dell'Interno Ue ha quindi chiesto alla Commissione europea di attivare le procedure previste dall'articolo 26 del Codice delle frontiere di Schengen. Le norme permetteno, a certe condizioni, di prorogare dagli attuali sei mesi a due anni le misure di ripristino temporaneo dei controlli alle frontiere interne dell'area di libera circolazione, quando queste misure siano state adottate da uno o più Stati membri a causa di una "minaccia grave per l'ordine pubblico o la sicurezza interna". A chiederlo sei Stati membri dell'Ue (Germania, Austria, Danimarca, Svezia, Francia, Slovenia) e un settimo paese membro dello spazio Schengen ma non dell'Ue, la Norvegia.