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Vitalizi, ex deputati ed ex consiglieri regionali in rivolta contro tagli

La rivolta è andata in scena durante due distinte audizioni alla Commissione Affari costituzionali della Camera, impegnata nell'esame di alcune proposte di legge che prevedono una sforbiciata agli assegni

ansa

Dure proteste contro il taglio ai vitalizi da parte degli ex parlamentari ed ex consiglieri regionali. La rivolta è andata in scena durante due distinte audizioni alla Commissione Affari costituzionali della Camera, impegnata nell'esame di alcune proposte di legge che prevedono una sforbiciata agli assegni. Il presidente dell'associazione dei consiglieri ed ex consiglieri regionali ha paventato un ricorso alla Corte europea di Giustizia.

La Commissione sta esaminando alcune proposte di legge che applicano retroattivamente il metodo di calcolo contributivo ai vitalizi, che dal 2012 sono calcolati con tale metodo.

Associazione ex parlamentari: "Costituzione fissa regole su indennità" - Per gli ex parlamentari è intervenuto il presidente dell'Associazione, Gerardo Bianco, e Antonello Falomi che hanno messo in discussione lo strumento della legge per intervenire su indennità e vitalizi dei parlamentari e degli ex. La Costituzione lo riserva ai regolamenti delle Camere. Quanto al merito Bianco ha sottolineato che è la Costituzione stessa a fissare l'indennità per i parlamentari "per sottolineare la speciale funzione che a questo istituto viene assegnata".

"Indennità non è come corrispettivo di una normale prestazione di lavoro" - "Se l'indennità parlamentare fosse considerata alla stregua del corrispettivo di una prestazione di lavoro - ha sottolineato sarcasticamente , non ci sarebbe alcun bisogno di stabilirlo in Costituzione: basterebbero i contratti di lavoro" e allora "bisognerebbe, per assurdo, cominciare a parlare di orari di lavoro, di straordinari, di tredicesime, ecc?".

"Indennità garantisce a tutti possibilità svolgere lavoro parlamentare" - Quindi "l'istituto dell'indennità parlamentare stabilito dall'articolo 69 della Costituzione non è finalizzato a retribuire il lavoro fatto in Parlamento, ma a garantire che tutti, senza discriminazioni di censo, possano svolgerlo e che lo possano svolgere senza condizionamenti e in condizioni di libertà. Garanzie che non sarebbero tali se cessassero di esistere con la fine del mandato parlamentare".

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