Il rapporto 2015

Il Rapporto sulla qualità dello sviluppo in Italia: un Paese a due velocità

La crescita economica è strettamente connessa alla qualità della vita degli individui e alle caratteristiche e le dotazioni dei territori

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L'Italia è un Paese spaccato in due e che procede a diverse velocità. Questo è quanto emerge dal Rapporto 2015 sulla qualità dello sviluppo in Italia realizzato dall'istituto di ricerca Tecnè e dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio.

Adottando il metodo di calcolo degli indici – basato sulla differenza delle diverse aree del Paese rispetto alla media nazionale –, lo studio intende evidenziare le eccellenze e misurare le differenze esistenti tra le diverse regioni del territorio nazionale. Fatta 100 la media nazionale, relativa al 2015, l'indice della qualità dello sviluppo oltrepassa i 100 punti nel nord-est (111), nord-ovest (107) e nel centro (103 punti) del Paese. Discorso opposto per il mezzogiorno: secondo la ricerca, il sud e le isole si fermano a quota 87 punti.

L'analisi considera anche la qualità delle abitazioni, valutate in base al numero di famiglie che vivono in una casa, adeguata al numero di componenti, in buone condizioni con terrazzo o giardino, con il riscaldamento e con erogazione regolare di acqua potabile di buona qualità. Anche in questo specifico caso, il nord-ovest (106) e il nord-est (105) prevalgono sul resto del Paese: il centro, il sud e le isole si fermano rispettivamente a 98, 95 e 89 punti.

I beni posseduti dalle famiglie residenti nel centro-nord del Paese sono superiori alla media nazionale – nord-est (112 punti), nord-ovest e centro (103) – e a quelli dei nuclei familiari che vivono al sud (88) e alle isole (90). Questa sensibile differenza è dovuta al possesso di beni che solo apparentemente possono sembrare voluttuari, osserva lo studio: mentre il 95% delle famiglie possiede il televisore e si distribuisce in modo abbastanza uniforme su tutto il territorio nazionale, i nuclei familiari che hanno in casa internet sono oltre il 70% al nord e circa il 60% al sud.

Lo studio analizza anche il territorio, valutandolo in base alla facilità di raggiungere servizi di pubblica utilità, alla presenza di inquinamento, qualità urbana e sicurezza. L'analisi premia ancora il nord-est del Paese (108 punti), seguito dal nord-ovest (103), dal centro (98), dalle isole (97) e dal sud (93).

Sono particolarmente rilevanti le differenze riscontrate per quanto riguarda i servizi sociali e il sistema sanitario. Sotto questo punto di vista, il nord-est (120 punti) stacca nettamente il sud (79) e le isole (87). Lo squilibrio tra l'offerta sociale e sanitaria nelle varie aree del Paese è uno dei più elevati, osserva la ricerca.

Al di là dell'aspetto economico, l'analisi considera anche la struttura culturale del Paese, che rappresenta la dotazione di un territorio e si basa sul capitale umano e su quelle infrastrutture che sono uno stimolo dello sviluppo. In questo senso, le aree più sviluppate del Paese sono il centro (117 punti) e il nord-est (107).

Secondo la rilevazione – complici la differente struttura d'impresa, ma soprattutto il diverso volume di investimenti in innovazione e la possibilità di generare valore aggiunto – il nord del Paese prevale sul mezzogiorno anche in relazione alla struttura economica: nello specifico, il nord-ovest e il nord-est totalizzano rispettivamente 113 e 112 punti contro i 79 del sud e i 75 delle isole. Tutto ciò si ripercuote (inevitabilmente) anche sugli indicatori che misurano l'equità economica.

Nel nord del Paese, infatti, il livello di disuguaglianza economica è inferiore rispetto a quello registrato nel mezzogiorno, dove la situazione è differente sia per quanto riguarda la distribuzione dei redditi che per quanto riguarda la concentrazione della ricchezza tra la popolazione. Dall'analisi del reddito equivalente emerge che a quello corrispondente al 40% delle famiglie con i redditi più bassi, corrisponde il 29% di quello delle famiglie del nord-ovest, il 30% di quelle del nord-est e ben il 65% di quelle delle isole.

La ricerca osserva che il grado di soddisfazione rispetto alla qualità della vita è un indicatore importante per comprendere lo stato di salute del nostro Paese, dove i residenti nelle regioni settentrionali – nord-ovest (109) e nord-est (112) – risultano "più soddisfatti" rispetto a quelli del centro, che sono in linea con la media nazionale (101), mentre i cittadini del mezzogiorno sono ancora una volta ultimi in graduatoria (85).

L'analisi dell'evoluzione temporale del grado di soddisfazione rispetto alla qualità della vita consente di scoprire quando e quanto ha inciso la crisi economica sulla vita delle persone. E così, fatta 100 la media nazionale nel 2015, questo specifico indicatore si posiziona 22 punti al di sotto del livello del 2005: il livello più basso dell'ultimo decennio, in pratica.