"Le prospettive inflazionistiche sono meno rosee" non solo per il forte calo dei prezzi petroliferi, ma anche per "la revisione al ribasso delle prospettive di crescita delle economie emergenti". Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, durante il Forum economico mondiale di Davos. Ma alla Bce, ha aggiunto, "abbiamo molti strumenti" di ulteriore intervento sull'economia per favorire una risalita dell'inflazione e la "volontà" di usarli.
L'obiettivo dell'istituto di Francoforte è portare l'inflazione intorno al 2%. Secondo Draghi, però, la meta è "molto lontana".
Inflazione, tagliate le stime - A supporto delle parole dell'ex governatore di Bankitalia arriva il "Survey of Professional Forecasters" della Bce. Gli economisti tagliano le stime sull'inflazione nell'Eurozona per quest'anno e l'anno prossimo. Per il 2016 la stima sull'inflazione è tagliata allo 0,7% dall'1% precedente e per il 2017 è limata all'1,4% dall'1,5%. Nel 2018 il tasso si dovrebbe poi attestare all'1,6%.
Tassi, naturale divergena con Fed - Giovedì Draghi aveva confermato tassi bassi ancora a lungo. Posizione ben diversa ha invece la banca centrale statunitense, la Fed. Per il numero uno della Bce, la divergenza tra i tassi fissati dalla Fed, che ha imboccato un percorso al rialzo, e la Bce, che resta in una posizione espansiva è "del tutto naturale".
Emergenza profughi è opportunità - Draghi è intervenuto anche sulla questione immigrazione. Per il numero uno della Bce l'emergenza rappresenterà per i prossimi anni una sfida enorme, ma anche un'opportunità, richiedendo "il più grande progetto di investimenti pubblici che ci sia stato in molti anni". Draghi ha inoltre sottolineato come ciò stia contribuendo a una posizione fiscale neutra, se non leggermente espansiva, dell'Eurozona.
"L'unica strada è cooperare" - Parlando sia dell'emergenza profughi sia delle sfide di lungo termine, Draghi ha poi aggiunto: "In Europa non c'è altra scelta se non cooperare. Sono fiducioso che alla fine l'inevitabilità del fenomeno lo farà capire e penso che sui rifugiati si arriverà a un accordo ragionevole. E' un momento in cui tutti i leader europei stanno cercando di guidare i loro popoli più vicini ali interessi comuni in un modo che sia rispettose della democrazia, quello che è cambiato con la crisi è che non ci può essere un processo puramente elitario, ma che deve essere pienamente democratico e che quello che la crisi produce è un processo in cui le democrazie sono più forti".