Matteo Renzi si dice pronto a firmare l'accordo per i fondi alla Turchia ma solo se i "soldi vengono liberati dal Patto di stabilità anche per l'Italia". "Se viene riconosciuta lo 0,2 della clausola dei migranti bene, domani mattina firmiamo", ha spiegato il premier ricostruendo lo scontro con l'Ue sui fondi destinati all'accoglienza dei profughi.
"Non sono un attaccabrighe, voglio che le cose funzioni uguali per tutti in Ue" - Nel corso della giornata Matteo Renzi ha riaffermato più volte che le accuse da Bruxelles non lo spaventano. "Non faccio bizzette o polemicucce in Europa perché sono un attaccabrighe, ma perché voglio chiedere che le cose in Europa funzionino per tutti".
"Io sono un europeista nel midollo, voglio una Ue che funzioni, con regole uguali per tutti, senza doppi standard", ha detto il premier, presentando i decreti attuativi della P.a. e le classi di concorso per la scuola approvate dal Consiglio dei ministri in notturna. Poi è volato a Losanna per sostenere la candidatura di Roma alle Olimpiadi e in serata ha rilasciato una lunga intervista a "Porta a porta", per rispondere agli attacchi domestici ed europei.
"L'Italia deve essere trattata come la Germania" - Lo scontro in corso in Ue non è estemporaneo, ma rientra - ha assicurato Renzi - in una precisa strategia volta a ottenere all'Italia un trattamento pari a quello di un Paese come la Germania. Il "casus belli" con il presidente della commissione Ue, spiega Renzi, è stato lo stop italiano sui fondi alla Turchia: "Juncker e Merkel si sono arrabbiati. Noi dovremmo dare 200-250 milioni ma in cambio chiediamo che i soldi siano fuori dal patto di stabilità: se viene riconosciuto lo 0,2% della clausola dei migranti" inserito in manovra, "domani firmiamo".
"Le istituzioni europee non sono il vangelo" - Di fronte a un'Europa che "non ne azzecca più una", l'Italia rivendica le riforme fatte e punta all'obiettivo "alla nostra portata" del Pil "all'1,5-1,6% nel 2016". Perciò a Bruxelles non c'è altra strategia, per l'Italia, se non l'attacco, spiega Renzi: "I burocrati italiani non abbiano terrore. La sindrome di Calimero io non ce l'ho, le istituzioni europee non sono il vangelo e noi non siamo isolati. Io non vado col cappello in mano come ha fatto in passato tutta una generazione di politici. Il capo di gabinetto di Juncker riunisce di nascosto 3 -4 giornalisti e critica. Lo può dire a suo cugino... Io le cose le chiedo con chiarezza", assicura il premier.