La Commissione Ue potrebbe proporre al Consiglio europeo di "sospendere" la libera circolazione di persone prevista dall'accordo di Schengen. Secondo quanto previsto dall'articolo 26 del codice, infatti, in caso di "minaccia sistemica e persistente" alle frontiere esterne potranno essere introdotti controlli a fino a due anni. Lo rivelano fonti Ue, secondo cui la questione verrà riproposta in un summit a febbraio.
Quella dell'articolo 26 rappresenta una strada da imboccare come "ultima risorsa", a cui guardare se entro le prossime settimane le misure decise a 28 non inizieranno davvero a funzionare, e gli arrivi a diminuire.
A maggio "scadono" i controlli reintrodotti da Berlino - La decisione è quanto mai urgente per Berlino perché dopo il 14 maggio i controlli reintrodotti dalla Germania saranno fuori tempo massimo e l'unica possibilità per continuare a condurli in un quadro di legalità sarebbe appunto l'articolo 26. Il ministro dell'Interno tedesco, Thomas de Maiziere ha fatto sapere di voler prolungare gli accertamenti a tempo indeterminato. "Al momento - ha detto - non vedo una data" per sospenderli.
Premier olandese: "Sei-otto settimane per salvare Schengen" - Dal Forum di Davos il premier olandese Mark Rutte (presidenza del Consiglio Ue) incalza: restano "sei-otto settimane" per salvare Schengen. Se tutti i tasselli della costruzione messa in piedi dall'Europa per far fronte alla crisi dei profughi non andranno al posto in fretta, la primavera porterà nuovi picchi di arrivi che scardineranno il sistema.
Gli stessi toni li ha usati l'ambasciatore olandese nella riunione dei diplomatici dei 28 (Coreper) in vista del consiglio informale dei ministri dell'Interno di lunedì ad Amsterdam. Fonti della presidenza riassumono così il messaggio: "E' passato il tempo della contemplazione. Dobbiamo agire in fretta".
Cameron e la sua contrarietà alla modifica del regolamento di Dublino - David Cameron invece affonda la proposta di revisione del regolamento di Dublino. Il suo portavoce ha precisato che ancora non c'è una proposta formale ma il premier britannico "vuole mantenere questo meccanismo" che assicura a Londra il diritto di espulsione dei richiedenti asilo verso i Paesi europei dove è avvenuto il loro primo approdo. E ha sottolineato anche che la Gran Bretagna "ha il diritto di opt out" in questa materia e che è pronta ad usarlo in futuro.