Ha aperto alla Casa del cinema di Roma la camera ardente pubblica di Ettore Scola, il grande regista scomparso martedì. Colleghi, amici, politici e gente comune sfilano davanti alla bara per l'ultimo saluto e per deporre un fiore. "Conoscevamo naturalmente la grandezza di papà, ma ci ha stupito questo amore planetario per lui che è arrivato da tutte le parti" ha detto Silvia Scola, una delle figlie.
"Anche da Paesi come gli Stati Uniti, la Francia, la Germania - ha continuato -. Papà ci lascia molto di più di quello che si porta via e quindi dobbiamo essere contenti".
Dopo le visite in forma strettamente privata di mercoledì, ora è il momento dell'abbraccio pubblico: il feretro del cineasta è esposto con sullo sfondo un grande schermo dove scorrono le sue foto sul set e nella vita. Tanta gente si è messa in fila, tra quelli che hanno amato le opere di Scola, ma anche colleghi e amici. Come Sophia Loren, entrata da una porta secondaria, si è fermata a parlare e ad abbracciare le figlie di Scola, Paola e Silvia, e la moglie Gigliola, scambiando anche un saluto con Erminia Manfredi. Uscendo l'attrice, accompagnata tra gli altri da Enrico Lo Verso, ai giornalisti ha detto soltanto: "Per l'emozione non riesco a parlare".
Per Erminia Manfredi, vedova del grande Nino, "se ne va un grande pensatore e anche un accusatore che faceva grandi denunce che andavano fatte. Nino era felice di lavorare con lui perché lo considerava un dare e avere continuo. Ricordo in particolare 'Brutti, sporchi e cattivi', che è stato un film eccezionale e a quei tempi non accettato perché la gente non voleva sapere che c'erano persone in quella situazione".
Particolarmente commosso Ricky Tognazzi. "Devo tutto ad Ettore, grazie a lui ho cominciato a lavorare nel cinema, era una delle persone più gentili che abbia mai conosciuto" ha detto, mentre Marco Pontecorvo, regista e figlio di Gillo, ricorda l'amicizia che aveva con suo padre: "mi piace immaginarli insieme in cielo, anche con Rosi, Lizzani, Monicelli e gli altri grandi che abbiamo perduto, mentre ci guardano e sorridono". Gian Luigi Rondi, il decano dei critici italiani, dice di aver perso un amico e che "tutti noi abbiamo perso uno degli ultimi grandi del cinema italiano".
Presenti anche i fratelli Carlo ed Enrico Vanzina. "Lo conosco da quando sceneggiava da ragazzino a casa di mio padre - ha detto Enrico -. Arrivava a casa nostra con un basco in testa. Lui è nato come sceneggiatore e poi è diventato regista e questo nel suo lavoro è stato sempre molto importante. A Natale ci ha telefonato dicendo che ci doveva salutare e che ci voleva bene".
Presenti anche molti esponenti del mondo politico. "Scola era un uomo dai tanti talenti, quello artistico, il suo impegno civile e la sua capacitàdi aiutarci con il cinema a capire come cambiare la società" ha detto il presidente della Camera, Laura Boldrini, mentre Antonio Bassolino ha ricordato il percorso comune. "Ci siamo voluti molto bene, anche in politica abbiamo avuto un percorso per tanti anni comune - ha detto - E' stato un regista straordinario. Credo sia stato l'ultimo grande maestro del cinema italiano, raccontando nel modo più vero un Paese che non c'è più". Presente anche l'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "Scola è il regista che ha rappresentato meglio l'evoluzione e l'involuzione del nostro Paese - ha detto -. Per me era anche un vero amico. E' stato uno dei principali protagonisti di una stagione straordinaria del cinema italiano".
"Sono molto felice che così tante persone stiano rendendo omaggio a Scola e che, come hanno chiesto le figlie, venga festeggiato. Questa è proprio una giornata particolare - ha detto Gianni Letta -. Anche lui avrebbe voluto essere ricordato ridendo e scherzando come con il suo cinema nel quale ha unito mitezza, generosità, serietà e ironia per farci riflettere sui vizi e difetti di questo Paese. Anche con il suo impegno in politica per tutti noi è stato un monito costante, mai serioso e noioso ma sorridente".